Con la pandemia è cresciuto l'antisemitismo: lo rende noto l’Agenzia europea per i diritti fondamentali
Con la pandemia è cresciuto l'antisemitismo: lo rende noto l’Agenzia europea per i diritti fondamentali
09 novembre 2021, ore 16:00
La crescita dell'antisemitismo preoccupa l'Ue: durante l'emergenza da Covid-19 il web si è riempito di teorie del complotto per le quali gli ebrei sarebbero colpevoli della diffusione del contagio
La pandemia ha infuso nuova linfa vitale all’antisemitismo, fenomeno da sempre radicato nella storia, che nella modernità ha conosciuto i suoi picchi alla fine dell’Ottocento e alla metà del Novecento. A renderlo noto è l’ultimo rapporto realizzato dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) e circoscritto all’Unione europea. Secondo quanto emerge nello studio, negli ultimi due anni sarebbero emersi nuovi miti e teorie del complotto che imputano agli ebrei la diffusione del Covid-19.
IL CASO TEDESCO
Un fenomeno largamente sottostimato (e sottovalutato) nella sua profondità e diffusione: l’odio e gli attacchi sul web, infatti, hanno posto saldamente le loro radici nelle società europee. Si prenda come esempio il caso della Germania: nel 2020 ha registrato il numero più alto in Europa di crimini con movente antisemita, con un totale di 2.351. La cifra nasconde una scomoda verità: il sistema di rilevamento degli episodi di antisemitismo tedesco potrebbe essere più efficace nel Paese rispetto agli altri, falsando il risultato complessivo. I crimini d’odio non denunciati, dunque, potrebbero far salire vertiginosamente la stima al momento nota.
OLTRE CENTO CASI IN ITALIA
L’Italia si piazza al quarto posto (dopo Germania, Paesi Bassi e Francia) nella classifica dei paesi in cui questi particolari crimini sono più numerosi, con un totale di 101 episodi identificati dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti di discriminazione (Oscad), e un rilevamento basato sulle indagini condotte dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri. Tra il centinaio di casi denunciati dall’Oscad, 86 rientrano nel caso di istigazione alla violenza. Negli ultimi mesi si è poi assistito a una spettacolarizzazione del fenomeno. Si prenda uno degli episodi più recenti: il 15 ottobre - il “caso” ha voluto che fosse la vigilia dell’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma del 1943, quando le SS portarono verso i campi di concentramento e sterminio 1024 persone - Gian Marco Capitani, attivista no vax, dal palco di piazza Maggiore a Bologna definì la senatrice Liliana Segre (sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau) “una donna che ricopre un seggio che non dovrebbe avere perché porta vergogna alla sua storia, che dovrebbe sparire da dove è”.
IN GRECIA E IN UNGHERIA IL FENOMENO DIMINUISCE
Ci sono paesi in cui, invece, l’antisemitismo sembra essere diminuito, come Grecia ed Ungheria. Il problema però, secondo quanto riportato dall’Agenzia per i diritti fondamentali, rimane lo stesso per il resto dell’Europa: la maggior parte dei casi rimane senza denuncia. Non solo quindi le vittime dovrebbero essere incoraggiate a rivolgersi alle autorità competenti, ma queste ultime dovrebbero disporre di sistemi e strumenti che consentano la registrazione e il confronto di questi episodi. Gli attori politici quindi, sia all’interno dell’Ue che fuori, conclude il rapporto dell’Agenzia, devono condividere questo impegno se si intende contrastare in maniera efficace e, si spera, definitiva, l’antisemitismo.