Confessa la donna arrestata a Istanbul. Per Ankara, la firma sulla strage è del Pkk che respinge ogni addebito

Confessa la donna arrestata a Istanbul. Per Ankara, la firma sulla strage è del Pkk che respinge ogni addebito

Confessa la donna arrestata a Istanbul. Per Ankara, la firma sulla strage è del Pkk che respinge ogni addebito Photo Credit: Fotogramma.it


Altre 46 persone sono state arrestate in relazione all’attacco che ieri ha ucciso 6 persone. Ankara punta il dito contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il Pkk che prende le distanze: noi non prendiamo mai di mira i civili, scrivono dal Comando generale

Circa dieci ore. Tanto è servito alle forze dell’ordine turche per individuare e catturare la presunta responsabile della strage di ieri a Istanbul, insieme a decine di altre persone ritenute coinvolte. A fare la differenza sono state le immagini delle telecamere di sicurezza, quelle che hanno ripreso la donna, ferma per circa mezz’ora su una panchina in via Istiklal, a due passi da piazza Taksim, vista appoggiare a terra una borsa, probabilmente quella carica di esplosivo al tritolo (come scoperto dal laboratorio scientifico delle forze di polizia) prima di allontanarsi frettolosamente dal luogo. Le telecamere hanno permesso di individuare il luogo in cui si nascondeva e dove nella notte è scattata l’operazione delle forze speciali di Ankara. Le immagini, stavolta della polizia, mostrano l’irruzione in un appartamento, la donna che viene ammanettata e soldi, una pistola e gioielli scoperti durante la perquisizione. La donna, identificata come Ahlam Albashir, ha confessato di aver piazzato la bomba ed ha fornito i nomi dei complici e se non fosse stata fermata sarebbe fuggita in Grecia. Secondo l’agenzia Anadolu ha agito su ordini dati da Kobane, nel nord della Siria, dal partito curdo armato Pkk, che Ankara aveva indicato già, questa notte, come responsabile dell'attacco.  Secca la smentita del Partito dei Lavoratori del Kurdistan che in un comunicato sottolinea di "non avere nulla a che vedere con questo episodio ed è ben noto all'opinione pubblica che non prendiamo di mira direttamente i civili né approviamo azioni dirette contro di loro".

PRESUNTA ATTENTATRICE ENTRATA DALLA SIRIA

La donna arrestata per l'attentato che ha ucciso ieri a Istanbul 6 persone ha confessato di essere entrata illegalmente in Turchia dalla regione di Afrin nel nord della Siria. Lo rende noto Anadolu secondo cui la donna, identificata come Ahlam Albashir, ha confessato di essere stata addestrata dal partito curdo armato Pkk e dalle milizie curde siriane dello Ypg. La donna sarebbe fuggita in Grecia se non fosse stata arrestata dalle autorità turche. Lo ha affermato il ministro dell'Interno turco Suleyman Soylu, come riporta Anadolu.

ANKARA RESPINGE CONDOGLIANZE USA

Dopo la strage di ieri pomeriggio sulla Turchia si è riversata un’ondata di cordoglio e vicinanza. Le condoglianze che Ankara ha rigettato al mittente sono quelle giunte dagli Usa. ''Non accettiamo il messaggio di cordoglio dell'ambasciata americana. Lo rifiutiamo", ha detto il ministro dell'Interno Suleyman Soylu alla televisione. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan accusa spesso Washington di fornire armi ai combattenti curdi nel nord della Siria. La Turchia, che ritiene il Partito dei lavoratori curdi (Pkk) una formazione terroristica, ha condotto ripetute operazioni militari nel nord della Siria e controlla, nel settore occidentale della frontiera, ampie zone anche grazie alla cooptazione di miliziani siriani locali anti-curdi, zone ricche di petrolio e altre risorse energetiche.

GAROFANI ROSSI PER COMMEMORARE LE VITTIME

Il centro di Istanbul ha riaperto, via Istiklal pare meno affollata del solito, le forze dell'ordine sono presenti ovunque e alcuni dei tanti negozi hanno le serrande abbassate. Li dove è esplosa la bomba e sono rimaste uccise 6 persone, tra cui una madre e sua figlia, un padre e sua figlia, una coppia sposata e un'altra persona, e altre 81 sono rimaste ferite è stata allestita, dalla municipalità locale, una pedana per commemorare le vittime. I passanti lasciano garofani rossi mentre le forze di sicurezza presidiano e decine di giornalisti turchi e internazionali affollano la zona.


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