Consulta, prostituirsi non è mai atto totalmente libero

Consulta, prostituirsi non è mai atto totalmente libero

Consulta, prostituirsi non è mai atto totalmente libero


07 giugno 2019, ore 17:00

La Corte mira a tutelare dai pericoli insiti nella prostituzione, anche quando la scelta appare inizialmente libera

La Corte costituzionale si è espressa oggi salvando le norme della legge Merlin sul favoreggiamento della prostituzione. Anche nell'attuale momento storico, e al di là dei casi di "prostituzione forzata", la scelta di "vendere sesso" è quasi sempre determinata da fattori che limitano e condizionano la libertà di autodeterminazione dell'individuo. In questa materia, lo stesso confine tra decisioni autenticamente libere e decisioni che non lo sono è spesso labile. È questo il senso della motivazione con cui si è espressa la Corte. A sollevare il caso era stata la Corte d'appello di Bari che sta giudicando Giampaolo Tarantini e Massimiliano Verdoscia, nel processo di secondo grado sul caso delle escort presentate tra il 2008 e il 2009 all'allora premier Silvio Berlusconi. Con la sentenza n. 141 depositata oggi (relatore Franco Modugno) la Corte spiega che queste incriminazioni mirano a tutelare i diritti fondamentali delle persone vulnerabili e la dignità umana. Una tutela che si fa carico dei pericoli insiti nella prostituzione, anche quando la scelta di prostituirsi appare inizialmente libera. I pericoli sono connessi, in particolare, all'ingresso in un circuito dal quale sarà difficile uscire volontariamente. Oltre ai rischi per l'integrità fisica e la salute cui ci si espone nel momento in cui ci si trova a contatto con il cliente. È dunque il legislatore, quale interprete del comune sentire in un determinato momento storico, che ravvisa nella prostituzione, anche volontaria, un'attività che degrada e svilisce la persona.

Argomenti

  • corte
  • costituzionale
  • prostituzione