06 aprile 2018, ore 11:57
Il punto di Alberto Ciapparoni
Nell’incertezza e nella confusione che dominano l’inizio della diciottesima legislatura, c’è comunque un dato prevalente: il 'pedibus calcantibus'. I leader preferiscono andare a piedi. Meglio se a favore di telecamera. In principio fu Roberto Fico. Seguito pure dal capo politico del M5S, Luigi Di Maio, e dai capigruppo di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Quindi la delegazione del Pd, guidata da Martina, e il leader del Carroccio Matteo Salvini. Tutti quanti a piedi al Colle per le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Insomma, diversi politici hanno scelto la passeggiata per arrivare al Quirinale. Con qualche eccezione: Silvio Berlusconi è arrivato e ripartito in macchina, facendo la spola tra il suo Palazzo Grazioli e la sede del Capo dello Stato. Sembra dunque davvero una nuova moda. Del resto, se muta lo scenario politico, mutano anche le abitudini dei politici. Nella legislatura appena conclusa ha fatto notizia il giuramento del governo Letta, con i ministri praticamente al completo che hanno varcato a piedi la soglia del Quirinale.
E tra gli appassionati della camminata non manca Matteo Renzi. Tra i primi ad abbandonare la macchina d'ordinanza, correva qua e là agli appuntamenti politici e istituzionali, specialmente al Largo del Nazareno, facendo impazzire i giornalisti al seguito. Anche Silvio Berlusconi, a dir la verità, in passato ha sempre fatto della passeggiata uno strumento di marketing elettorale. Basti pensare ai i vari blitz a sorpresa (vero incubo dei cronisti parlamentari) tra le botteghe di via dei Coronari, spesso nei momenti più difficili dei suoi governi, per calmare la tensione e concedersi qualche ora di relax. Ma non è tutto. La nuova legislatura è segnata anche dalla politica dei due forni, di andreottiana memoria. Il leader della Dc Giulio Andreotti teorizzava difatti che bisognava "comprare il pane dove conveniva di più". Un'idea della politica che ha caratterizzato la storia d'Italia, da Depretis a Berlusconi e Renzi. E che ora fa parte della strategia dei Cinquestelle per conquistare Palazzo Chigi: Di Maio si rivolge indifferentemente a Lega o Pd per trovare una maggioranza parlamentare. Come faceva il ‘divo Giulio’. Alberto Ciapparoni