19 ottobre 2021, ore 09:00
Emersi collegamenti con il clan dei casalesi presente nel modenese, mentre i processi relativi ai fatti del 2018 non si sono ancora conclusi, ammesse oltre 200 parti civili.
GLI INCROCI CON IL CLAN DEI CASALESI
Tra i destinatari delle misure cautelari (3 in carcere e uno ai domiciliari) c'e' il ventenne di Castelfranco Emilia (Modena) Ugo Di Puorto, figlio di Sigismondo Di Puorto, quest'ultimo ritenuto reggente del clan dei Casalesi in provincia di Modena. Ugo Di Puorto sembra anche figura centrale nel gruppo che avrebbe causato la strage alla Lanterna Azzurra. A portare alle nuove misure cautelari, nate proprio da uno stralcio del fascicolo su Corinaldo, le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Ancona e Modena. I militari hanno scoperto che alcuni soggetti coinvolti nell'inchiesta su Corinaldo erano in possesso di armi, successivamente i carabinieri di Modena hanno arrestato un uomo sempre legato al gruppo poiche' trovato in possesso di 230 grammi di cocaina e due pistole rubate. E’ emerso anche che Ugo Di Puorto, dopo aver avuto un diverbio per futili motivi con un altro giovane di Castelfranco Emilia lo aveva malmenato, per poi chiedere agli altri destinatari dei provvedimenti cautelari, a disposizione del clan, che gli procurassero un'arma da utilizzare per risolvere la controversia.
LA SITUAZIONE PROCESSUALE A TRE ANNI DAI FATTI
Nel processo bis per la strage di Corinaldo - dove tra il 7 e l'8 dicembre 2018 , morirono cinque minorenni e una madre 39enne - il gup di Ancona Francesca De Palma ha rigettato a settembre la richiesta della costituzione di parte civile del Comune di Corinaldo, che anzi è nell’elenco delle parti responsabili civili con il ministero dell'Interno, l'Unione dei Comuni Misa e Nevola, e la società "W.A.R private security" che si occupava di sicurezza nel locale la sera della strage. Nella discoteca Lanterna Azzurra l'infermo si scatenò quando la banda di ladri spruzzò spray al peperoncino: nella calca. L’ondata di folla causò il crollo di una balaustra fuori dall'uscita di emergenza n.3. La decisione è stata presa nell'udienza preliminare che coinvolge 19 imputati (18 persone fisiche e la società Magic srl) sotto accusa per le carenze di sicurezza del locale e una gestione non adeguata dell'emergenza, ravvisate dai consulenti della Procura. Le accuse, a vario titolo, sono di cooperazione in omicidio colposo, lesioni anche gravissime, falso e disastro colposo. Tra i chiamati in causa, proprietari del locale, gestori, addetti alla sicurezza, tecnici, consulenti e componenti della Commissione di vigilanza - tra cui il sindaco - che diede il nullaosta nel 2017 per pubblici spettacoli, in quello che era un 'ex capannone agricolo. Lo scorso anno nel processo per l’ inchiesta, sulla banda dello spray furono condannati in primo grado i sei imputati, con pene comprese tra i 10 e i 12 anni. Ancora indietro , invece, l'altro filone legato all'inchiesta sulla sicurezza del locale. Ma quelle indagini, quel processo hanno portato alla luce gli altri comportamenti malavitosi.
LA PROSSIMA UDIENZA IL 16 DICEMBRE
Prossima udienza il 16 dicembre quando verranno formalizzate le richieste di riti alternativi: per ora richieste ufficiose di tre patteggiamenti e cinque giudizi abbreviati tra i quali uno condizionato. Intanto sono state ammesse le parti civili, oltre ai rappresentanti delle vittime, quasi 200 persone che rimasero ferite. .