Coronavirus, lo storico americano John M. Barry parla della pandemia del 1918, le mascherine non fermarono i contagi
12 aprile 2020, ore 22:00
L’autore del best seller “La grande influenza” invita i politici alla massima trasparenza, la verità va sempre detta
La pandemia influenzale del 1918, quanto tempo fa, sembra un secolo. Anzi, lo è. Il mondo da allora è completamente cambiato ma, in tempi di coronavirus, conoscere il passato può aiutare a capire il presente. Il maggiore conoscitore della pandemia del 1918 è John M. Barry, autore del best seller “La grande influenza”. Lo storico americano ha rilasciato un’intervista al giornalista Nicholas Muirhead del “The Listening Post”, toccando temi attuali e criticando, indirettamente, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per aver fornito informazioni contraddittorie sul coronavirus alla popolazione. Ecco le sue risposte.
Perché venne chiamata spagnola l’influenza che tra il 1918 e il 1920 uccise 50 milioni di persone
“La maggior parte delle nazioni occidentali era in guerra e in Europa la stampa veniva censurata. Nella primavera del 1918 si registrò una prima ondata lieve, molta gente in Spagna si ammalò e la notizia venne riportata dalla stampa, perché non vi era censura, dato che il Paese non era in guerra. Il re si ammalò e l’influenza ebbe molto risalto. Per questo l’influenza venne chiamata spagnola, ma il contagio non partì dalla Spagna.
Il ruolo della stampa durante la spagnola
”Ha fatto in modo che le cose andassero peggio, non dicendo la verità. Per esempio, nella città di Philadelphia era in programma una grande manifestazione e la comunità medica avverti che era meglio cancellare l’evento e la pubblicazione della notizia venne impedita. Quarantotto ore dopo la manifestazione, periodo di incubazione dell’influenza, la malattia esplose. La città fu una delle più duramente colpite in tutto il mondo. In Wisconsin, quando un giornale cercò di dire la verità sulla pandemia, fu avviata una procedura contro l’editore, per aver violato una legge che prevedeva fino a 20 anni di carcere. Questa fu l’iniziale attitudine del governo americano contro chiunque avesse voluto dire la verità".
Quali furono gli effetti sulla popolazione
“Quando c’è un elemento di paura e non puoi credere a quello che viene detto, ti puoi solo affidare alle voci che senti in giro, come il peggio di internet oggi. Una delle poche città in cui le autorità dissero la verità fu San Francisco. Sui giornali locali fu pubblicato uno statuto. Metti la mascherina e salva la tua vita adesso, vi era scritto. Andò a finire che le mascherine non aiutarono".
La pandemia Covid-19 oggi, con riferimento all’amministrazione Trump
“E’ possibile che gli esponenti del governo americano per una ragione o l’altra vogliano far credere che tutto andrà bene. Quando, però, hai sms inviati per un paio di mesi, in cui si sostiene che non vi è un grosso problema, è difficile improvvisamente affermare il contrario. Dire la verità senza mezzi termini in modo trasparente, consentendo alle persone di capire quello che si possono aspettare, rappresenta un aiuto per affrontare la pandemia.”
Tutta la verità sulla pandemia
“C’è una frase che non amo sui rischi della comunicazione che i giornalisti conoscono bene, che cerca di bilanciare le cose. Io penso che bisogna dire la verità e non controllarla, manipolandola. La gente è molto più capace di affrontare la pandemia conoscendo la realtà, invece di doverla immaginare. Se viene proiettato un film dell’orrore, prima che il mostro appaia lo spettatore vive il momento più terrorizzante, perché l’immaginazione prende il sopravvento. Una volta che il mostro è sullo schermo fa meno paura, l’effetto è inferiore rispetto a quello che l’immaginazione aveva creato. Quindi la verità, qualsiasi essa sia, va sempre detta”.
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