Covid, allarme degli anestesisti e rianimatori, entro 3-4 settimane terapie intensive piene

Covid, allarme degli anestesisti e rianimatori, entro 3-4 settimane terapie intensive piene

Covid, allarme degli anestesisti e rianimatori, entro 3-4 settimane terapie intensive piene


Secondo quanto dichiarato dal presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani, Alessandro Vergallo, entro la metà di gennaio i letti in rianimazione potrebbero essere totalmente occupati. Saranno decisive le misure restrittive adottate dal governo per arginare anche la diffusione della variante Omicron

Con la crescita dei contagi da covid, sono gli anestesisti e i rianimatori italiani a lanciare l’allarme sulla tenuta del sistema sanitario per il futuro più prossimo: "Abbiamo ancora 3-4 settimane prima che le terapie intensive arrivino a riempirsi. E' il tempo che passa tra un contagio, la progressione della malattia severa, il ricovero e poi la terapia intensiva. A metà gennaio potremmo avere i posti letto di rianimazione Covid totalmente occupati”. Lo ha dichiarato in un intervista all'AdnkronosSalute Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), commentando i dati diffusi ieri dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali sulla situazione nei reparti covid. Dati che certificano l’occupazione del 12% dei posti disponibili nelle terapie intensive, ben oltre la soglia critica fissata al 10%. E le cose non vanno molto meglio nei reparti ordinari che accolgono i pazienti covid, dove, sempre secondo l’Agenas, si supera il 15% dei posti disponibili . “Tutto questo potrebbe essere ancor più diluito nel tempo se le ultime strette sulle misure prese dal Governo avranno degli effetti. Ma attenzione, ci sono poi alcune Regioni che hanno dati peggiori e già oggi sono in sofferenza", ha aggiunto Vergallo che ha anche sottolineato come stia cambiando l’identikit di chi arriva nei reparti ad alta intensità. "Abbiamo sempre il 75-80% dei pazienti che è non vaccinato - ha sottolineato il presidente dell ‘Aaroi - C'è uno zoccolo duro che manifesta incrollabili certezze anche davanti al rischio di non uscire dalla terapia intensiva, poi c'è anche chi alla fine capisce che ha sbagliato a non vaccinarsi".


La variante Omicron

Le preoccupazioni riguardano anche la diffusione sempre maggiore della variante Omicron del Covid. Nei giorno di Natale ben il 45% dei 54.000 casi registrati era collegato alla mutazione isolata inizialmente in Sudafrica. Per il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, si potrebbe arrivare ai 100.000 nuovi positivi giornalieri già nei primi giorni di gennaio, considerando che il tempo di raddoppio dei casi e' attualmente di 13 giorni, secondo i siti CovidTrends.



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