Covid, il governo cambia le regole per il trasporto, e sui treni a lunga percorrenza fa marcia indietro

Covid, il governo cambia le regole per il trasporto, e sui treni a lunga percorrenza fa marcia indietro

Covid, il governo cambia le regole per il trasporto, e sui treni a lunga percorrenza fa marcia indietro


Due mesi e mezzo dopo l’obbligo del green pass sulle tratte lunghe, addio ai controlli a bordo facendo scendere alla stazione successiva chi è senza il certificato verde, le verifiche andranno fatte a terra. Il Presidente Mattarella: fiducia nella scienza

Nelle grandi stazioni con gate di accesso ai binari (Milano Centrale, Firenze S.M.N., Roma Termini) "è preferibile che il controllo della certificazione verde sia svolto a terra, prima della salita sul mezzo". E' quanto prescrive l'ordinanza di Ministero della Salute e del Ministero delle Infrastrutture. Eppoi, in caso di passeggeri con sintomi riconducibili al Covid, la Polizia Ferroviaria e le Autorità sanitarie possono fermare il treno. Inoltre, sui taxi e sui mezzi di trasporto non di linea è "opportuno evitare che il passeggero occupi il posto vicino al conducente" e sui sedili posteriori "non potranno essere trasportati, distanziati il più possibile, più di due passeggeri, se non dello stesso nucleo familiare". E sui bus torna a funzionare la porta vicino al conducente.


Il piano

Insomma, di fronte all’aumentare dei contagi l’esecutivo cerca gli aggiustamenti necessari per contrastare la quarta ondata. Ma nel piano governativo i criteri per l'assegnazione del Green pass non cambiano: lo ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, aggiungendo che la situazione epidemiologica è sotto controllo in vista del Natale, e l'estensione dello stato d'emergenza sarà decisa a ridosso della scadenza. Ma l'associazione italiana di epidemiologia stima che "tra 14 giorni 5 regioni potrebbero superare la soglia del tasso di incidenza settimanale di 250 casi per 100mila". Da parte sua il Presidente Sergio Mattarella torna ad invitare 'alla prudenza e alla fiducia nella scienza'.


Il patto

Intanto l’idea sembra piacere: un patto per la manovra da siglare fra tutte le forze di maggioranza. E oltre, visto che anche Giorgia Meloni chiede di "essere ascoltata" assieme alle altre forze di opposizione. Un consenso di fronte al quale Enrico Letta, 'padre' della proposta, si mostra soddisfatto: "E' stato importante e positivo che ci sia stata una reazione generale di disponibilità a lavorare insieme per fare sì che la Legge di Bilancio venga approvata nel modo più rapido e migliore possibile, e che non ci sia in Parlamento una situazione di tensione e di difficoltà che sarebbe la cosa peggiore", dice il Segretario del Pd, a margine di un incontro a Siena alla locale Camera di Commercio. "In campagna elettorale avevo preso un impegno e voglio rispettarlo", aggiunge. Ma, sebbene soddisfatto del riscontro ottenuto presso le forze politiche, Letta ribadisce l'importanza di tenere un canale d'ascolto aperto con il territorio e le categorie sociali: "La cosa importante è dare seguito all'idea della Camera d'ascolto con le categorie economiche e sociali del territorio. Questo è un modo per accompagnare il lavoro sulla Legge di Bilancio, dove ci sono delle misure sul quale bisogna dialogare, come la riduzione delle tasse, che noi vogliamo ridurre sul lavoro per fare ripartire il Paese concretamente". Matteo Salvini ribadisce la piena disponibilità a collaborare, riferiscono fonti di via Bellerio, senza mancare di sottolineare che la il leader della Lega "lo aveva proposto il 13 ottobre al Presidente Mario Draghi: in quell'occasione", aggiungono le stesse fonti, Salvini "aveva suggerito un tavolo con tutti i segretari dei partiti della maggioranza per sminare il più possibile il cammino del governo ed evitare inutili muro contro muro". Via libera al tavolo di maggioranza anche da Forza Italia: "Di fronte a una pandemia non ancora superata, e con le riforme del Pnrr che non possono subire battute d'arresto, serve una forte stabilità politica, che solo il premier Draghi ha dimostrato di garantire", sottolinea la capogruppo al Senato, Annamaria Bernini: "Questo è un momento cruciale per il futuro del Paese, e la maggioranza non può procedere in ordine sparso, facendo prevalere gli interessi di partito".


La ‘partita’

L'idea di Letta parte dalla preoccupazione che la partita a scacchi sul Quirinale finisca per minare il terreno della manovra, del Pnrr e la lotta alla pandemia. Per questa ragione il Segretario dem si è chiamato fuori dal totonomi sul successore di Mattarella in questo momento, rinviando tutto a gennaio. Una necessità condivisa anche dal coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, tra i primi a rispondere sì a Letta assieme a Silvio Berlusconi. "Siamo favorevoli, Berlusconi ha risposto sì e io la penso come lui. Ci sono delle priorità" e "la lotta al Coronavirus non è solo una questione sanitaria ma anche economica", sottolinea l'esponente azzurro in una intervista a La Stampa. E' anche vero, però, che un tavolo di maggioranza siffatto potrà rappresentare un buon punto di partenza per il voto sul Quirinale. La frammentazione delle forze parlamentari, unite all'incertezza che regna in alcuni gruppi importanti - si vedano i retroscena che riportano i timori fra gli eletti di Italia Viva - sembrano prefigurare un 'Vietnam parlamentare'. "Mi sembra ovvio che si debba trovare un clima di serenità per andare verso l'elezione del Capo dello Stato. Quando si discute è sempre positivo, serve un approccio nazionale", chiosa Tajani. Proprio sulla partita del Quirinale interviene lo stesso Silvio Berlusconi: "Siamo convinti che il lavoro del governo Draghi debba andare avanti fino al 2023 e anche oltre, per consolidare l'inizio della ripresa che è ancora molto fragile ed esposta a molti rischi". Parole che sembrano confermare la volontà dell'ex premier di giocare da protagonista la partita per il Colle dopo che molti esponenti del suo partito, ma anche Salvini e Meloni, ne avevano fatto il nome come possibile candidato. E che rischiano di aprire un nuovo fronte interno al centrodestra, dato che gli stessi leader di FdI e Lega hanno in passato manifestato volontà diverse sulla fase successiva all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.



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