Covid, il governo lavora ai vaccini e alle riaperture con l’obbiettivo di fermare le proteste di piazza

Covid, il governo lavora ai vaccini e alle riaperture con l’obbiettivo di fermare le proteste di piazza

Covid, il governo lavora ai vaccini e alle riaperture con l’obbiettivo di fermare le proteste di piazza


Il giorno dopo le manifestazioni che da Milano e Napoli sono giunte fino alla piazza della politica, davanti a Camera e palazzo Chigi, l'esecutivo guidato da Mario Draghi mette in agenda una serie di riflessioni sui diversi capitoli della battaglia contro la pandemia

Un giro di telefonate per dettare la linea: solidarietà a chi soffre ma vanno evitate provocazioni e strumentalizzazioni violente. Il governo lavora ai dossier legati alla lotta alla pandemia, vaccinazioni e aperture, sapendo che il Paese attende con sempre maggiore preoccupazione qualche segnale di normalità. Il giorno dopo le manifestazioni che da Milano e Napoli sono giunte fino alla piazza della politica, davanti a Camera e palazzo Chigi, l'esecutivo guidato da Mario Draghi mette in agenda una serie di riflessioni sui diversi capitoli della battaglia contro il covid-19, non ultimo un possibile incontro tra il premier e Matteo Salvini, chiesto la scorsa settimana dallo stesso leader leghista.


Il pressing 

Innanzitutto resta da oliare il rapporto tra governo e Regioni, dopo le polemiche sui 'furbetti' de vaccino della scorsa settimana. All'indomani delle proteste e degli scontri di piazza, è poi sotto gli occhi di tutti il crescere della tensione di chi ha l'attività commerciale o economica chiusa dalle misure anti virus. Un tema su cui il pressing di alcune Regioni, Fdi ma anche Lega e FI comincia a farsi insistente. La linea del governo finora è stata quella di favorire le riaperture solo in presenza di dati confortanti. È successo con le scuole e potrebbe succedere nelle prossime settimane per alcune attività commerciali, ma se Lega e FI spingono per una rivalutazione già dalla prossima settimana, a palazzo Chigi si frenano le fughe in avanti e si attende di valutare l'andamento della vaccinazione di massa. Infine il recovery: aprile è il mese cruciale, entro il 30 il nuovo piano andrà presentato definitivamente a Bruxelles. Proprio per questo domani pomeriggio Draghi, accompagnato dai ministri Mariastella Gelmini e Daniele Franco, ha in agenda un incontro con le Regioni, l'Anci e l'Upi, per coinvolgere le amministrazioni locali di ogni livello nella ultima limatura del piano che dovrebbe garantire all'Italia i fondi del Next generation Ue.


Altre proteste

Intanto secondo giorno di proteste in tutta Italia per chiedere riaperture. Da Firenze a Napoli, da Genova a Taranto a Palermo e Torino, commercianti, ambulanti e ristoratori hanno portato in piazza il proprio dissenso. Mercati aperti, anche se vietati, seppure in modo simbolico con le bancarelle allestite ma merce non in vendita, e negozi, bar e ristoranti con le luci accese anche dopo le 18 pur senza clienti. Proteste simboliche in attesa di risposte da parte dell’esecutivo. A Napoli, in piazza del Plebiscito, davanti la Prefettura, hanno manifestato 15 categorie d'impresa, rappresentate da altrettante croci, "simbolo della disperazione di ciascun settore commerciale, ormai alla resa a causa della pandemia e del sostegno scarso, inadeguato e intempestivo dei vari Governi". La Toscana ha invece replicato oggi quanto andato in scena ieri a Roma e Milano. La mobilitazione, organizzata dagli ambulanti aderenti all'associazione Assidea, ha preso il via alle 9 in piazza Duomo a Pistoia ed è proseguita nel pomeriggio a Firenze. Al grido di "Mai più mercati chiusi, #ilmiolavorounicoristoro", gli ambulanti a Pistoia hanno simulato un mercato con tanto di banchi ma senza merce esposta. "A partire da oggi tutte le nostre attività rimarranno aperte dopo le 18 con le serrande alzate e le luci accese - è la risposta che arriva invece da Genova - rispettando quello che impone il Decreto, non effettuando alcun servizio da asporto, ma illuminando la piazza". 


Lo stallo

Infine, nulla di fatto per il ddl Zan, il provvedimento sul "contrasto dell'omofobia e della transfobia", già approvato in prima lettura alla Camera e del quale M5S, Pd, Iv, Autonomie e i senatori di LeU avevano chiesto di prevedere la calendarizzazione in commissione Giustizia al Senato. A conclusione di una lunga e animata riunione dell'ufficio di presidenza della commissione, allargato ai rappresentanti dei gruppi, si è deciso (unanimemente) di chiedere al presidente del Senato Elisabetta Casellati di riassegnare congiuntamente al ddl Zan gli altri quattro disegni di legge su temi analoghi fermi a palazzo Madama. "Un problema tecnico: il regolamento – ha spiegato ai cronisti il presidente della commissione Andrea Ostellari (Lega) - impone questo passaggio prima di qualunque decisione relativa al calendario". Ma lo scontro è solo rinviato: "E' un problema di priorità – ha affermato il senatore leghista Simone Pillon - abbiamo un anno e mezzo di legislature e le riforme dei processi e della magistratura, il tempo della commissione non è infinito e nei ritagli di tempo è meglio occuparsi di testi condivisi e non di provvedimenti ideologici". "C'è chi non riesce a uscire dalle ideologie - ha commentato di contro Franco Mirabelli, vicecapogruppo del Pd - e dalla strumentalizzazione di un provvedimento di civiltà. Speriamo non ci siano più scuse dopo questo passaggio”.

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