Covid, il ministro della Salute Speranza colora di arancione da lunedì quasi tutta l’Italia, ma la Sardegna diventa rossa

Covid, il ministro della Salute Speranza colora di arancione da lunedì quasi tutta l’Italia, ma la Sardegna diventa rossa

Covid, il ministro della Salute Speranza colora di arancione da lunedì quasi tutta l’Italia, ma la Sardegna diventa rossa


Nelle Regioni a rischio intermedio in arancione aprono i negozi, parrucchieri, i centri estetici. Sono liberi gli spostamenti all’interno del proprio Comune. Rimane il coprifuoco dalle 22

Italia in prevalenza arancione, soltanto quattro regioni vanno in rosso: è questa la decisione del ministro della Salute Roberto Speranza dopo gli ultimi dati. Le ordinanze entreranno in vigore lunedì 12 aprile.


I colori


Le regioni in zona rossa
In zona rossa rimangono Campania, Valle d’Aosta e Puglia. Passa in zona rossa la Sardegna.
Le regioni in zona arancione
Passano in zona arancione Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Toscana e Calabria. E si vanno ad aggiungere ad Abruzzo, Basilicata, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sicilia, Umbria, Veneto e alle province autonome di Bolzano e Trento.
Nelle Regioni che passano in arancione aprono i negozi, parrucchieri, centri estetici. Sono liberi gli spostamenti all’interno del proprio Comune.


La tregua

Intanto una 'tregua' che si regge sul comune sostegno al governo guidato da Mario Draghi e sulla necessità di dare respiro alle imprese piegate dalla crisi economica e sociale innescata dal Covid. E' il risultato del lungo incontro - un'ora e un quarto di colloquio - fra il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta e l'omologo della Lega, Matteo Salvini. "Abbiamo convenuto sulla necessità che il governo faccia un decreto che aiuti le imprese a ripartire. Poi, alle elezioni saremo su fronti contrapposti", spiega il leader dem all'uscita dal suo ufficio all'Arel, che ospita l'incontro, il primo faccia a faccia in assoluto tra i due. "Sosteniamo il governo Draghi", aggiunge Letta ai cronisti, "lo sosteniamo e lavoriamo insieme per fare uscire l'Italia dalla pandemia". Nonostante questo, Pd e Lega rimangono "su fronti contrapposti" come si vedrà già alle prossime elezioni amministrative, in autunno. E' dunque il tema della tenuta del sistema della piccola e media imprenditoria a preoccupare maggiormente i due leader che hanno convenuto sulla necessità di collaborare "sui temi concreti", pur nella consapevolezza di fare parte di due sistemi di valori e di due culture politiche tra loro incompatibili. il terreno comune che si è individuato è il sostegno a chi non ce la fa, alle imprese, a cominciare dalle realtà piccole e medie, alle partite Iva, ai commercianti e agli artigiani. Faccia a faccia costruttivo, dunque, che ha portato alla proposta di un "grande decreto per le imprese" da mettere a punto quanto prima, entro il mese di aprile. Non un risultato scontato, visto lo scontro a distanza che ha caratterizzato l'avvio della collaborazione fra il Pd e la Lega all'interno del perimetro del governo Draghi, e la fase iniziale della segreteria Letta con la proposta di 'ius soli' e l'attenzione al disegno di legge Zan sull'omotransfobia osteggiati dai leghisti.


Il muro bipartisan

Da Fratelli d'Italia a Sinistra italiana. Dalla Lega al Movimento 5 stelle. Tutti i partiti si schierano al fianco del presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ieri ha definito "dittatore" il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Giorgia Meloni ricorda che il suo partito "denuncia da anni la deriva autoritaria e islamista della Turchia e chiede alla Ue di ritirare ad Ankara lo status di Paese candidato". il presidente di FdI commenta con favore "le parole ferme e chiare del presidente Draghi. Pretendiamo rispetto e ci auguriamo che le dichiarazioni del presidente del Consiglio siano solo il primo passo del governo per difendere con forza gli interessi italiani nel Mediterraneo e arginare l'espansionismo politico e culturale del regime islamista di Ankara", insiste. Matteo Salvini, segretario della Lega, sottolinea che "lezioni di democrazia dalla Turchia penso che nessuno al mondo le possa prendere", mentre Gianluca Ferrara, vicepresidente del gruppo M5s al Senato e capogruppo nella Commissione Esteri, chiede di bloccare immediatamente "ogni fornitura di armamenti italiani verso la Turchia". "Lo dobbiamo - sottolinea il parlamentare - alle donne discriminate in Turchia, come accaduto perfino al presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, umiliata dal maschilismo di Erdogan, agli oppositori politici incarcerati, ai curdi perseguitati e vittime di crimini di guerra". Dal Partito democratico Lia Quartapelle, capogruppo in commissione Esteri della Camera e responsabile esteri dem sostiene che "il presidente Draghi ha detto come stanno le cose. Erdogan - aggiunge - reprime la stampa e la libertà accademica, arresta i parlamentari e destituisce i sindaci. il risultato è che la Turchia è in crisi economica, in guerra con i vicini e i turchi soffrono repressione e mancanza di libertà".

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