Covid: in Italia indagine flash per analizzare le varianti in circolazione, preoccupa la Xe
04 aprile 2022, ore 14:00
Dobbiamo evitare di fare finta che la pandemia sia finita, così Walter Ricciardi, consigliere del ministro Speranza
Si torna a parlare di timori in relazione al Covid. Al via oggi una nuova indagine flash per comprendere la circolazione delle varanti del coronavirus in Italia. Una circolare, firmata dal direttore generale della prevenzione del ministero della salute Gianni Rezza, stabilisce che i campioni raccolti, corrispondenti a prime infezioni, saranno analizzati tramite sequenziamento genomico, al fine di stimare le varianti prevalenti nel nostro Paese.
Sotto la lente la variante Xe, l'analisi di Walter Ricciardi
E' ancora troppo presto per capire se e quanto ci deve preoccupare la variante Xe di Sars-CoV-2, mutazione ricombinante di Omicron 1 e Omicron 2, segnalata in Gran Bretagna. Questa la valutazione, rilasciata all'Adnkronos, da Walter Ricciardi, docente di Igiene all'università Cattolica e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza. “Xe sembrerebbe più contagiosa, ma al momento sono stati segnalati solo 600 casi. Le varianti continueranno a selezionarsi e per questo dobbiamo stare attenti. Per evitare varianti dobbiamo vaccinare il mondo, cosa che non stiamo facendo. Se poi alcuni Paesi come la Gran Bretagna fanno finta che sia finita, allora diventa il paradiso delle varianti” Così Walter Ricciardi, secondo cui le mutazioni si selezionano o nei Paesi dove ci sono pochi vaccinati o nei Paesi dove non ci sono precauzioni. “Dobbiamo da una parte vaccinare il mondo e dall'altra parte evitare di far finta che la pandemia sia finita", ha concluso l’esperto, vicino al ministro Speranza.
Covid, la situazione degli ospedali in Italia
Nelle ultime 24 ore, l'occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di area non critica da parte di pazienti Covid è ferma al 15% in Italia, ma cresce in 7 regioni, arrivando a superare il 20% in 7 regioni: Umbria (40%), Calabria (32%), Basilicata (27%), Sicilia (26%), Marche (23%), Puglia (23%), Abruzzo (22%). L'occupazione delle terapie intensive, invece, è stabile al 5% in Italia, ma raggiunge il 10% in Calabria e il 12% in Sardegna. Questi i dati dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, diffusi oggi.
Interventi chirurgici e Covid, importati precisazioni
I pazienti che hanno contratto il Covid non dovrebbero sottoporsi a interventi chirurgici prima di 7 settimane dall'infezione, a meno che i benefici dell'esecuzione dell'intervento siano superiori rispetto al rischio di attesa. E’ quanto ha precisato la Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, contenute in un documento diffuso nelle scorse ore. "I pazienti chirurgici dovrebbero aver ricevuto la vaccinazione per Covid-19, possibilmente con tre dosi, l'ultima dose almeno 2 settimane prima dell'intervento chirurgico", si legge ancora nel documento.