Crisi, il nodo rimangono sempre Conte e il Mes, le distanze con Renzi e Italia Viva non sono ancora colmate

Crisi, il nodo rimangono sempre Conte e il Mes, le distanze con Renzi e Italia Viva non sono ancora colmate

Crisi, il nodo rimangono sempre Conte e il Mes, le distanze con Renzi e Italia Viva non sono ancora colmate


30 gennaio 2021, ore 20:56
agg. 01 febbraio 2021, ore 12:17

Per il M5S il premier è indiscutibile, per il Pd bisogna fare in fretta, per Leu serve lealtà

Dopo che il capo dello Stato Sergio Mattarella ha affidato al presidente della Camera Roberto Fico un incarico esplorativo per verificare se ci sono i numeri per formare una maggioranza in Parlamento (a partire da quella che sosteneva il secondo esecutivo Conte), sono iniziati i colloqui. Fico avrà tempo fino a martedì, intanto ha cominciato con i big. Domani sarà il turno dei gruppi più piccoli, probabile nuovo giro di consultazioni lunedì, prima del ritorno al Colle. L’impressione è che Fico continui a navigare in acque insidiose.


Le condizioni del M5S

Eliminare dal tavolo i temi "divisivi", primo fra tutti il Mes, e elaborare un patto di programma, con tanto di indicazione di temi e tempi, che va sottoscritto da tutti i partiti della maggioranza "pubblicamente e solennemente". Queste le 'condizioni' poste dal Movimento 5 stelle, nel primo round delle consultazioni. Non è, quindi, un'apertura di credito a Matteo Renzi a costo zero quella che i 5 stelle sono disposti a concedere. Bensì servono, come dice il detto popolare, 'patti chiari e amicizia lunga'. Un modo di 'blindare' l'eventuale nuova alleanza e 'costringere' i renziani a rispettare la parola data perché, sempre rifacendosi ai proverbi, 'fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio'. Ma, forse, anche un modo per ricompattare le 'truppe', dopo i netti distinguo emersi nel Movimento dopo le parole pronunciate dal capo politico Vito Crimi al Colle. Quell'apertura a Renzi che ha creato più di qualche mal di pancia. Al tavolo con l'esploratore Fico, Crimi chiede di mettere nero su bianco un "cronoprogramma di fine legislatura". Ma, soprattutto, chiede l'impegno delle altre forze politiche di maggioranza ad "accantonare definitivamente alcuni temi provocatori, utilizzati a volte in maniera strumentale per essere divisivi, come il Mes: ogni qual volta ci sono situazioni come questa, ci sia la possibilità di prendere atto dell'indiscutibilità del tema che non ha una maggioranza, come nel caso del Mes, e quindi vengano tolti dall'agenda e ci si concentri su temi che invece hanno un sentire comune e sono più utili per i cittadini". L'altra condizione è Conte premier. Crimi lo ripete senza tentennamenti: "Abbiamo ribadito che la scelta del presidente Conte come guida del governo per noi è una scelta indiscutibile, frutto di un equilibrio tra le forze politiche di maggioranza" che hanno sostenuto il governo Conte II "e quindi è su quella figura che riteniamo si possa ancora costruire un grande lavoro".


L’analisi dei Democratici

Il Pd è pronto a scrivere con le altre forze politiche di maggioranza, Iv compresa, un programma d governo che abbia la prospettiva di fine legislatura, quindi per un governo solido che duri fino al 2023. Ma, sia chiaro, perchè l'obiettivo vada a buon fine, serve la lealtà e la coerenza di tutti. A mettere in chiaro le 'condizioni' che il Pd ha messo sul tavolo di Roberto Fico è il segretario Nicola Zingaretti, al termine del colloquio con il presidente della Camera. Un colloquio più 'asciutto' - circa 40 minuti - rispetto al precedente, quello con la delegazione M5s. Ma non meno dettagliato. Zingaretti elenca i sei punti dell'agenda che per i Democratici devono essere alla base del programma di governo. E scandisce: "Abbiamo ribadito la disponibilità a contribuire con grande determinazione alla elaborazione e alla scrittura di un programma di fine legislatura per l'Italia, coinvolgendo la maggioranza che ha sostenuto il governo Conte nel suo secondo mandato e le forze che hanno dato la fiducia nell'ultimo voto alla Camera e al Senato, avviando un lavoro collegiale". Questo è il passaggio della dichiarazione - come i 5 stelle anche il Pd non si concede alle domande dei giornalisti - in cui il leader Demm cita espressamente Conte. Lo aveva fatto però in mattinata, prima di varcare il portone di Montecitorio, scrivendo sui social che "il pd ribadisce di indicare Conte come la sola personalità capace di raccogliere i consensi necessari". Insomma, ribadisce il segretario prima dlele consultazioni, Conte e' l'unico "in grado di garantire equilibrio e una immediata ripartenza".


Il commento di Renzi

È durato un'ora e venti minuti l'incontro fra il presidente della Camera Roberto e la delegazione di Italia viva per cercare di risolvere la crisi di governo. È stato l'incontro più lungo della giornata. "La scelta di Mattarella di un mandato esplorativo a Fico consente quello che Italia viva chiedeva da tempo: un confronto sui contenuti. Questa discussione non è una discussione tra singole forze politiche ma sul futuro del paese", ha detto Matteo Renzi alla fine dell'incontro. "Serve un metodo condiviso e soprattutto un documento scritto. Per noi è fondamentale. Noi siamo pronti a fare la nostra parte su un documento scritto che toglie a tutti gli alibi", aggiunge Renzi. Italia viva, spiega, preferisce un governo "politico a uno istituzionale. Nella giornata di domani lunedì e martedì tutti noi siamo a disposizione del presidente fico per trovare un punto di caduta".


La versione di Leu

Anche Liberi e Eguali si schiera compatta con Conte. E Nicola Fratoianni afferma che "la crisi del Governo Conte è molto più seria di come è stata a lungo raccontata. Se la narrazione prevalente si è concentrata sugli aspetti caratteriali dello scontro tra Renzi e Conte, una lettura più attenta rivela le ragioni vere di quello che è successo. Appare chiaro l'obbiettivo di colpire Conte per colpire e disarticolare l'alleanza tra PD, Movimento 5 Stelle e la sinistra di leu".


L’attesa del centrodestra

Intanto la leader di Fdi Giorgia Meloni continua a ripetere che la via maestra sono le elezioni perché qualunque governo uscirà da questo parlamento sarà «troppo debole». Ma si è anche detta pronta a «valutare» altre soluzioni, se Mattarella le riterrà opportune. Si tratta di quel governo istituzionale, preferibilmente guidato da Mario Draghi, che, in caso di mancato accordo per una nuova maggioranza giallo-rossa, dovrebbe traghettare l’Italia oltre le acque nere della crisi: adesso anche il centrodestra (con la dichiarazione congiunta letta ieri dal leader della Lega Matteo Salvini) non lo esclude più.



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