21 luglio 2022, ore 18:53
Conti alla mano, vuol dire che i partiti dovranno chiudere le liste per le candidature tra metà e fine agosto. "Sarà #ViminaleBeach", commenta ironico il deputato del Partito Democratico Stefano Ceccanti. Grandi movimenti per le alleanze, specie al centro
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella scioglie il Parlamento, si voterà il 25 settembre. Mettere la parola fine alla legislatura "è sempre l'ultima scelta da compiere", dichiara il presidente della Repubblica, consapevole però che non ci siano più i margini per proseguire l'azione di governo e neanche per cercare altre maggioranze.
La discussione
A rendere evidente tutto ciò, osserva il Colle, è stata "la discussione, il voto e le modalità con cui questo voto è stato espresso ieri al Senato". L'Italia però non si può fermare: la crisi sociale morde, il Covid torna ad alzare la testa, il Pnrr deve essere attuato. Ed ecco quindi l'auspicio: pur nelle ore di una campagna elettorale - che Mattarella prevede "acuta e dialettica" - le forze politiche sono chiamate a dare un "contributo costruttivo nell'interesse superiore dell'Italia".
Draghi
A metà pomeriggio, il premier Mario Draghi sale al Quirinale controfirma il decreto per lo scioglimento del Parlamento. Pochi minuti e si riunisce il Consiglio dei ministri: il premier e il ministro dell'Interno propongono la data delle urne, il 25 settembre appunto. Poi toccherà di nuovo al presidente della Repubblica emanare il provvedimento. Conti alla mano, vuol dire che i partiti dovranno chiudere le liste per le candidature tra metà e fine agosto. "Sarà #ViminaleBeach", commenta ironico il deputato del Pd Stefano Ceccanti.
I partiti
Ora quindi i partiti dovranno scegliere alleanze e candidati, poi dovranno mettere a punto i programmi. Il governo guidato da Mario Draghi, in carica per gli affari correnti, invece avrà il compito di mettere in campo alcune risposte necessarie a tamponare la crisi economica e sociale e a rispettare gli impegni con l'Europa nonché quelli internazionali, a partire dal lavoro diplomatico necessario per fronteggiare le conseguenze della guerra in Ucraina.
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