Crisi, il rebus rimane soprattutto Conte, e Renzi non scopre ancora le carte, ma impazza il totoministri

Crisi, il rebus rimane soprattutto Conte, e Renzi non scopre ancora le carte, ma impazza il totoministri

Crisi, il rebus rimane soprattutto Conte, e Renzi non scopre ancora le carte, ma impazza il totoministri


01 febbraio 2021, ore 19:56 , agg. alle 10:20

5S, Pd e Leu insistono: o si conferma il premier dimissionario o si torna al voto

Seduti attorno a un enorme tavolo rettangolare nella Sala della Lupa di Montecitorio per garantire la distanza di sicurezza anti Covid, i capigruppo e I 'tecnici' scelti da ogni partito, in tutto circa una quindicina, cercano di raggiungere una sintesi sui vari temi che dovranno poi costituire la base di quel patto scritto richiesto da Matteo Renzi, o cronoprogramma firmato "solennemente e pubblicamente" come ha invece scandito Vito Crimi, o ancora il patto di fine legislatura voluto da Nicola Zingaretti.


Gli ostacoli del presidente Fico

Domani sera il presidente della Camera Fico è atteso al Quirinale dal Capo dello Stato Mattarella, ma l'impresa continua ad essere non semplice. Tanto più perché il leader di Italia viva prosegue nel giocare la partita a carte coperte, senza sciogliere il nodo sul nome del premier, nome che per M5s e Pd non può che essere quello di Giuseppe Conte. Intanto, impazza il totonomi dei ministri della possibile nuova squadra di governo, sempre che alla fine i cocci della maggioranza uscente si riescano a ricomporre. E per i renziani - così come per le altre forze politiche - il tema delle 'caselle' non è certo secondario. Non è un caso se il leader di Iv torna ad alzare la posta: "Alla fine di questa settimana avremo, spero, il nuovo governo. Dovrà essere all'altezza delle sfide di questo periodo. E dovrà essere un governo di persone capaci e meritevoli", scrive nella enews. Renzi insiste sui contenuti e sul Mes, il fondo salva Stati: il programma del nuovo governo "va deciso adesso", e rivendica: "Se non ci fosse stata Italia viva questa discussione non l'avrebbe fatta nessuno". Quindi snocciola i temi centrali e, leggendo le sue parole sembrano chiare le caselle nel mirino: “È giusto o no prendere i soldi europei per la sanità? Cambiare le politiche attive per il lavoro? Continuare con questa struttura del commissario Arcuri? Avere una politica giustizialista? Discutere per bene del Recovery plan? È giusto o no riaprire le scuole? Potrei continuare a lungo", conclude Renzi, sottolineando: "Il nodo è tutto qui. Queste cose vanno decise adesso".


Il muro di Pd, M5S e Leu

Nonostante i timori che Renzi fino all'ultimo possa tentare la mossa a sorpresa per eliminare dal tavolo il nome di Conte, i Democratici fanno quadrato e il segretario Nicola Zingaretti si dice "fiducioso che la disponibilità data da tutti coloro che stanno concorrendo a questo tentativo sia una volontà sincera". Tuttavia, i Democratici non sono certo disponibili ad accettare tutto. Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri sono dei punti fermi? "Sono cose che non vanno nemmeno ripetute perché poi diventano una notizia", taglia corto Zingaretti. Linea ferma confermata dal ministro Francesco Boccia: "La posizione del Pd è sempre stata molto chiara, molto cristallina, o si esce dalla crisi con un'assunzione nuova di responsabilità collettiva, dentro un perimetro europeista, oppure diventa inevitabile sottoporsi al giudizio degli italiani". Di sicuro il Pd non farà "mai un governo con questa destra sovranista e antieuropea". il senatore Luigi Zanda, però, invita a non escludere altre ipotesi nel caso dovesse fallire il tentativo di un Conte ter: si potrebbe lavorare a un "governo formato e presieduto da una personalità di alto profilo e da una maggioranza forte". Nessuna subordinata al Conte ter per i 5 stelle. Quanto a Renzi, osserva Roberta Lombardi, "per gestire la ripartenza del Paese, Parigi val bene una messa". E il sottosegretario Gianluca Castaldi ribadisce: la posizione del Movimento "è chiara: 92 senatori, un terzo del Senato, è sul presidente Conte. Non c'è un governo senza Conte premier”.


Le speranze dell’opposizione

Nel centrodestra Giorgia Meloni e Matteo Salvini insistono sul ritorno alle urne: "Il voto è la soluzione più responsabile", dice la presidente di FdI. E il leader della Lega aggiunge: "Contiamo che il presidente della Repubblica Mattarella senta cosa pensa il Paese e piuttosto che pastrocchi, restituisca la parola agli italiani". Ma per Forza Italia c'è anche un'altra strada: le elezioni sarebbero un errore, spiega Renato Brunetta, "abbiamo 100 giorni per salvare l'Italia" e per riuscire nell'impresa serve "un governo dei migliori".


Argomenti

  • montecitorio
  • poltica