Crisi nel Pacifico: il Dragone cinese stritola Taiwan. Gli Usa in allerta.
15 ottobre 2024, ore 10:30
Sono cominciate operazioni militari aggressive di Pechino nei confronti di Taipei. Xi Jinping parla di riunificazione inevitabile della provincia ribelle
WAR GAME
Il 14 ottobre 2024 la Cina ha iniziato una manovra militare che sembra preludere a un’invasione in piena regola. È cominciata la notte precedente con l’avvicinarsi alla costa sud dell’isola di una grossa portaerei equipaggiata con armi e caccia bombardieri. Un assaggio di un’operazione molto più vasta che sembra diversa dalle provocazioni messe in atto da Xi Jinping, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, negli ultimi anni. Sconfinamenti e giochi di guerra che sapevano di avvertimento, oggi sanno di accerchiamento. Taiwan ha rilevato un record di 153 aerei militari cinesi attivi intorno all'isola. Pechino ha voluto inviare un "severo avvertimento" alla leadership di Taipei per "atti separatisti delle forze indipendentiste". Il Giappone e la Corea del sud assistono alle operazioni con preoccupazione, vista la vicinanza geografica e il sempre più prepotente impulso imperialista di Xi.
UN ATTO D’AMORE
Le Forze armate cinesi, chiamate esercito popolare di liberazione, hanno circondato l’isola di Formosa con mezzi marini ed aerei, poi la Guardia Costiera ha diffuso l’immagine radar che li segnala: unendo i punti che definiscono le navi si delinea un cuore. Il comunicato a corredo recita “questo accerchiamento è un di un atto d’amore”. Sono tanti gli indizi che mostrano la logica della narrazione di Xi: dal concetto di amore all’idea di un esercito della liberazione, tutto con lo scopo di sviare l’idea di una ingiusta aggressione e orientare verso quella di riunire qualcosa che era stata ingiustamente separata. Il messaggio è: stiamo lavorando per il bene supremo della grande patria collettiva, la riannessione della provincia ribelle è la naturale evoluzione dei rapporti con i fratelli capricciosi.
ASPIRAZIONE INDIPENDENTISTA
Taiwan è l’unica Repubblica democratica cinese al mondo. È una democrazia parlamentare il cui presidente, Lai Ching-te, è stato eletto all’inizio di quest’anno. Convinto sostenitore dell’indipendenza della sua isola, continua, comunque, a tenere un profilo basso e conciliante nei confronti di Pechino. Probabilmente con la consapevolezza che sarebbe molto difficile gestire una guerra contro il Dragone, oltre ad avere la certezza che se saltassero gli equilibri che sono stati fino ad oggi mantenuti, si arriverebbe a uno sconvolgimento globale, visti i tanti interessi economici, commerciali e relazionali in quell’area del mondo.
TAIPEI: UNA POTENZA ECONOMICA
Taipei, per quanto piccola, è uno dei più grossi esportatori di microchip fondamentali per la tecnologia globale più avanzata. La grande industria hi tech americana e non solo si rivolge al piccolo Stato per buona parte dell’import del componente. Oltre all’aspetto strettamente commerciale, c’è un tema di geopolitica e rapporti di forza molto delicati. Rapporti che verrebbero totalmente stravolti dall’eventuale aggressione di Taiwan. Washington non ha mai riconosciuto l’indipendenza della provincia ribelle, ma ha sempre mirato alla conservazione dello status quo tra i due contendenti, mantenendo una postura ambigua per certi aspetti senza nascondere la volontà di aiutare Taipei in caso di esplicita aggressione.
RAPPORTI DIFFICILI
Xi Jinping vede il mondo ricco di crisi e quindi di opportunità da cogliere. L’occasione più vicina a casa sua si chiama Taiwan, ovviamente. Nei confronti di quest’isola «ribelle» la Repubblica Popolare sta mettendo in pratica «la strategia dell’anaconda». E’ in atto da tempo un’escalation di operazioni militari con cui le forze armate cinesi si comportano come un anaconda. Cominciano a stringere l’isola nella loro morsa, nell’ambito di un disegno che può avere vari sviluppi: può preludere a un attacco militare in piena regola, oppure può provocare una resa dell’isola senza bisogno di combattere. La Cina-anaconda ha dalla sua la distrazione dell’Occidente: troppo assorbito dal Medio Oriente e dall’Ucraina. Alla distrazione generale contribuisce la stessa Taiwan: il governo di Taipei esita a fornire alla sua popolazione notizie troppo dettagliate sulla crescente pressione militare cinese, forse per paura di demoralizzare i cittadini e deprimere l’economia locale. Da gennaio ad agosto di quest’anno le incursioni aeree cinesi sui cieli di Taiwan sono più che quintuplicate, da 36 a 193 invasioni mensili. Il numero di navi militari cinesi che circondano l’isola è raddoppiato, da 142 a gennaio a 282 nel mese di agosto. Queste manovre navali si avvicinano sempre di più al territorio taiwanese, fino ad arrivare a 24 miglia nautiche dalle spiagge. La permanenza delle navi militari cinesi si fa più lunga. Inoltre la simulazione di assedio navale si estende alle coste orientali dell’isola, mentre un tempo si limitava al versante meridionale e occidentale. Secondo l’ammiraglio Tang queste provocazioni hanno anche l’obiettivo di «indurci in errore», di attirare reazioni delle forze di difesa taiwanesi, che diventerebbero il pretesto ideale per far scattare un blocco navale completo, a tenuta stagna. La terza guerra mondiale sembra essere più vicina, lo è?