Crisi Ucraina, al via la missione diplomatica del presidente francese Macron, oggi a Mosca, domani a Kiev
Crisi Ucraina, al via la missione diplomatica del presidente francese Macron, oggi a Mosca, domani a Kiev
07 febbraio 2022, ore 10:01
Il capo dell'Eliseo incontrerà oggi il presidente russo Putin per tentare di aprire un canale diplomatico ed evitare l'escalation militare. Secondo gli Stati Uniti, i militari schierati al confine con l'Ucraina potrebbero arrivare a Kiev in due giorni. Nel conflitto potrebbero morire fino a 50.000 civili
Nonostante continuino a spirare i venti di guerra al confine tra la Russia e l’Ucraina, proseguono i tentativi di mediazione per evitare l’escalation militare. Sarà il presidente francese Emmanuel Macron oggi a cercare di aprire un dialogo con il suo omologo russo, Vladimir Putin. Nel ruolo di presidente di turno del Consiglio dell’ Unione europea, il numero 1 dell’Eliseo nelle prossime ore sarà a Mosca, a circa 4 anni dall’ultimo incontro a San Pietroburgo con il capo del Cremlino . Domani sarà invece a Kiev per colloqui con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy. Una missione diplomatica concordata con gli alleati della Nato e non il frutto della semplice iniziativa francese. Alla vigilia della partenza, Macron ha sentito telefonicamente il presidente americano Joe Biden. La Casa Bianca ha spiegato che i due leader "hanno discusso degli sforzi diplomatici e di deterrenza in corso in risposta al continuo rafforzamento militare della Russia ai confini con l'Ucraina e hanno ribadito il loro sostegno alla sovranità e all'integrità territoriale del Paese”. In un’intervista al Journal du Dimanche, il presidente francese ha chiarito il suo punto di vista: “Bisogna essere molto realisti. Non otterremo gesti unilaterali, ma e' indispensabile evitare una degradazione della situazione" - ha dichiarato - sono diverse settimane che leggo o sento parlare dei grandi responsabili che annunciano operazioni imminenti di settimana in settimana. L'intensita' del dialogo che abbiamo avuto con la Russia e questa visita a Mosca sono per impedire che cio' avvenga". Secondo Macron "l'obiettivo geopolitico della Russia oggi non e' l'Ucraina, ma il chiarimento delle regole di coabitazione con la Nato e l'Ue", e se "la sicurezza e la sovranita' dell'Ucraina o di qualunque altro Stato europeo non puo' essere oggetto di compromesso", bisogna ammettere che “e' legittimo che la Russia ponga la questione della propria sicurezza”.
L'allarme degli Stati Uniti
Certo, le dichiarazioni che arrivano dalle due sponde dell’Atlantico non aiutano a raffreddare il clima. Secondo il New York Times, alti funzionari dell’amministrazione americana sono convinti che la Russia fino a questo momento abbia schierato il 70% delle forze necessarie per un’eventuale invasione, circa 100 mila uomini al confine con l’Ucraina. Abbastanza per conquistare Kiev in soli due giorni. L’intelligence americana è comunque convinta che non si procederà militarmente almeno fino alla fine della prima metà di febbraio, anche per evitare di entrare in contrasto con la Cina, impegnata con le olimpiadi invernali. In caso di conflitto le vittime potrebbero essere addirittura 50.000 tra i civili e 35.000 tra i soldati di entrambe le parti. Di fatto sarebbe la più imponente operazione militare dalla fine della Seconda Guerra mondiale.
Il governo di Kiev
"La follia e l'allarmismo continuano", ha replicato il vice ambasciatore russo all'Onu Dmitry Polyanskiy, ribadendo che il suo Paese non ha mai avuto alcuna intenzione di invadere l'Ucraina. Polyanskiy ha derubricato tutto a semplice propaganda americana: "E se dicessimo che gli Stati Uniti potrebbero impadronirsi di Londra in una settimana e causare la morte di 300.000 civili? Tutto questo sulla base delle nostre fonti di intelligence che non riveleremo". A gettare acqua sul fuoco è il governo di Kiev, spaventato dai rischi di destabilizzazione. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha invitato a non credere alle previsioni apocalittiche e poi ha aggiunto:” "Le possibilita' di trovare una soluzione diplomatica per la riduzione dell'escalation sono considerevolmente maggiori della minaccia di un'ulteriore escalation”.