Dazi americani: come sono calcolati, quando entrano in vigore e dove sono gli errori

Dazi americani: come sono calcolati, quando entrano in vigore e dove sono gli errori Photo Credit: fotogramma
04 aprile 2025, ore 11:00
Nel l'incanto del Giardino delle Rose, nell'ala ovest della Casa Bianca, giornalisti e rappresentanza dei lavoratori e tutta l'amministrazione Trump assiste all'annuncio sui dazi. Ma gli esperti spigano che ci sono errori
Dal Rose Garden della casa bianca Il Rose Garden (giardino delle Rose) che si trova lungo l’ala Ovest della Casa Bianca, vicino allo Studio Ovale, il presidente americano Trump ha annunciato le aliquote dei dazi che tra il 5 e il 9 aprile verranno applicati ai partner commerciali degli Stati Uniti. Nel Giardino delle Rose con l’amministrazione quasi al completo, la musica e gli operai sul palco, il presidente ha dichiarato il 10% di tariffe per tutti e misure specifiche per una lista nera di circa 60 Paesi: Tra i più colpiti Cina, Giappone e Ue. The Donald, dopo ha specificato alla platea che «Spesso i peggiori sono gli amici»
LA LAVAGNA DEI CATTIVI
Un documento è stato distribuito ai presenti durante l’annuncio, dal titolo Reciprocal Tarriff, che illustra in modo molto semplicistico le tariffe dei dazi. Da alcuni definitala lavagna dei cattivi, il documento, era un elenco colorato con i vari Paesi (60 appuntato), ai quali venivano affiancate due percentuali: la prima corrispondeva all’ammontare dell’aliquota applicata dagli Usa alle merci in ingresso nel Paese, la seconda alle merci statunitensi in ingresso nel Paese di riferimento. Il presidente ha specificato che le tariffe doganali imposte dal suo paese corrispondono a circa la metà di quelle imposta dagli altri Paesi.
THE WORST
Dunque, una tariffa base del 10% verrà applicata a tutti i Paesi (per esempio al Regno Unito, all’Australia, al Brasile). Poi, tariffe personalizzate per i Paesi «peggiori» — che hanno imposto dazi o tasse sui prodotti americani e che hanno ampi surplus della bilancia commerciale con gli Usa. Nelle prime righe della prima pagina appaiono la Cina e l’Unione europea. Ad alcuni Paesi, come la Cina, i dazi annunciati si aggiungono a quelli già in vigore. Perciò se sullo schema al Paese asiatico corrispondeva la percentuale del 34%, bisogna considerare che si aggiunge alla precedente del 20, per un totale del 54%.
BERRIERE NON MONETARIE
Le tariffe personalizzate sono basate non solo sui dazi veri e propri ma anche sulle «barriere» che l’amministrazione Usa accusa i Paesi stranieri di imporre. Nel calcolo di questo numero rientrano cioè anche le «barriere non monetarie» definite «peggiori dei dazi stessi», come le imposte sul valore aggiunto (IVA), le «manipolazioni della valuta», le barriere «tecniche» ai prodotti americani legate alla salute o all’inquinamento che un funzionario (quindi su prodotti che non vengono ritenuti conformi agli standard richiesti dall’unione a tutela della salute del consumatore e dell’ambiente).
GLI ERRORI
Secondo gli economisti, La Casa Bianca -per arrivare alle percentuali che verranno applicate ai partner commerciali degli americani-, ha preso in considerazione il disavanzo commerciale tra gli Stati Uniti e quello ad esempio della Ue. Ovvero, il presidente Trump ha considerato la differenza tra quanto importa l’America dall’Unione Europea, e quanto invece esporta nella stessa Unione. Il risultato è che approdano nei porti americani circa il 39 per cento di beni in più, rispetto a quelli che arrivano in Europa. Poi, spiegano gli analisti, quella percentuale è stata divisa per due, et voila’ l’aliquota del 20per cento applicata all’UE. Ma i conti di Trump hanno anche un’altra una grossa pecca, ci dicono gli specialisti,: non considerano i servizi (beni immateriali) cosa che riducono di molto il disavanzo. E poi c’è l’Iva. Trump sostiene che la tassa sul valore aggiunto serva a scoraggiare l’acquisto di prodotti Usa. In realtà l’Iva è un’imposta che tassa nello stesso modo tutti i beni consumati all’interno di un Paese. Insomma, non fa distinzione sulla provenienza del bene
DAZI IN VIGORE
I dazi reciproci non si applicano alle auto, sulle quali sono già previste tariffe del 25%, all’acciaio e all’alluminio già soggetti ad altri balzelli. Trump ha anche colpito i Paesi che importano petrolio dal Venezuela e progetta ulteriori misure separate per medicinali, legname, rame e chip dei computer.