Dea. Le vite segrete di Marilyn Monroe: perchè leggere la biografia definitiva della diva invece di fermarsi a Blonde
19 ottobre 2022, ore 08:00
Un lavoro gigantesco di reperimento di materiali, secretati e non, tra interviste, diari e testimonianze dirette fatto dal biografo Anthony Summers
Mentre l’attenzione mediatica si concentrava attorno all’imminente rilascio di Blonde, pellicola di Andrew Dominik basata sull’omonimo romanzo scritto da Joyce Carol Oates, veniva pubblicata la versione aggiornata della biografia di Marilyn Monroe, scritta da Anthony Summers. Ma ce n’era davvero bisogno?
OLTRE BLONDE
La risposta alla domanda riguardo la necessità di una biografia è: sì. Nonostante sia encomiabile il lavoro fatto da Ana de Armas e Andrew Dominik nel voler raccontare una versione meno patinata della bionda più famosa di Hollywood, Blonde non è sufficiente a ricostruire la complessità di un personaggio unico nel suo genere. Per di più, Blonde potrebbe risultare confusionario nel condensare la vita della sua protagonista, entrando in medias res nel vortice che fu Marilyn, soprattutto per chi non ha un’infarinatura pregressa su di lei – volendo fare una stima, è probabile che molti la riconoscano più come “quella dei quadri di Warhol” e meno come la Zucchero Kandisky di A qualcuno piace caldo.
Per chi invece avesse una conoscenza base di Marilyn, Blonde risulterà sicuramente più accessibile, ma comunque non totalmente esaustivo: non essendo un biopic, Blonde modifica, mescola e alle volte semplifica elementi fondamentali della personalità e delle vicende di Norma Jeane. Per questo non dobbiamo eccessivamente piccarci, dopotutto l’obiettivo del romanzo e del film non è quello di raccontarne fedelmente la vita, ma piuttosto di svegliare il pubblico di fronte al fatto che, in fin dei conti, non abbiamo mai capito davvero Marilyn. Consapevole della difficoltà di condensare questa strabordante “personaggia”, la casa editrice La Nave di Teseo si è premurata di pubblicare un testo complementare a Blonde, ovvero la biografia aggiornata scritta da Anthony Summers. Dea. Le vite segrete di Marilyn Monroe si affianca al romanzo di Oates, proponendo al lettore uno sguardo sdoppiato in gioco tra verità e finzione che, a ben vedere, rispecchia la contraddittorietà intrinseca della stessa diva.
TRA MARILYN E NORMA JEANE
«“Guardi le stelle”, mormorò. “Sono tutte così scintillanti, ma ognuna di loro deve essere stata sola”. Più tardi, avvilita, mormorò: “E’ tutta una messinscena, il mondo, non è vero?”».
In due righe sono condensati alcuni dei grandi macigni che hanno appesantito Marilyn nel corso della sua vita: la celebrità, la solitudine, la condanna dell’apparenza.
Il lavoro di reperimento di materiali, secretati e non, tra interviste, diari e testimonianze dirette fatto dal biografo Anthony Summers è davvero gigantesco, soprattutto se pensiamo a quante domande inevase ha lasciato senza risposta, o ha fatto sorgere, la prematura scomparsa di Marilyn Monroe. Questa biografia sceglie di tralasciare per lo più i dettagli dell’infanzia, a detta di Summers ampiamente indagati in altri testi, per concentrarsi sulla vita dell’attrice a partire dai primi passi mossi nel mondo del cinema. Il rapporto con gli uomini, con il suo corpo e la sua immagine; l’intelligenza anticonvenzionale, l’approccio disincantato ai personaggi interpretati e il rapporto con il set, ma anche le dipendenze, la minaccia della malattia mentale, la ricerca di calore familiare. In sintesi (una sintesi che, purtroppo, non riesce ad abbracciare tutto quel che vorrebbe abbracciare): l’incapacità di collocarsi definitivamente nel mondo: sono davvero tanti i tasselli che vanno a comporre il mosaico Monroe, già scissa in se’ stessa tra Norma Jeane e Marilyn, continuamente in bilico tra due modalità contraddittorie di apparire. Schivando abilmente pietismi e moralismi, Dea. Le vite segrete di Marilyn Monroe si impegna a non tralasciare nulla, preferendo abbondare citando fonti dubbie e dichiarando mancanze piuttosto che evitare di spingersi oltre la zona sicura. All’accusa rivoltagli, quella di avallare teorie complottiste circa la morte di Marilyn, si potrebbe rispondere che le incongruenze e i non detti che caratterizzano questo evento sono impossibili da escludere. Nel quadro tanto disperato quanto magnetico che otteniamo di Marilyn Monroe, sdoganando definitivamente l’immagine superficiale che a lungo le è stata imposta – e che l’ha tormentata soprattutto in vita –, la morte è l’evento che contribuisce in maniera innegabile alla sua deificazione, e le cui circostanze e conseguenze, seppure tra mille incertezze, non possono essere esenti da considerazioni. Per concludere, chiudere Dea. Le vite segrete di Marilyn Monroe è un’esperienza straziante. Salutiamo Norma Jeane sapendo di non aver toccato il fondo, ma di aver perso la possibilità di farlo. Possiamo solamente ritornare sul passato, non come spettatori, ma come compagni di naufragio. Possiamo almeno sperare che, sopravvivendo nella mente dei lettori, Marilyn abbia finalmente trovato il modo di appartenere, di appartenersi.