02 ottobre 2024, ore 08:00
La sentenza è giunta a 35 anni dai fatti: il calciatore di Argenta (Ferrara), morto lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico, il 18 novembre 1989, secondo i giudici, fu disteso sulla strada quando era già morto
Donato "Denis" Bergamini non si suicidò gettandosi sotto un camion in transito lungo la statale 106, come fu detto all'epoca: prima fu ucciso e poi il suo corpo fu disteso sulla strada quando era già morto. E di quell'omicidio è responsabile l'ex fidanzata Isabella Interò. E' la conclusione a cui sono giunti, a 35 anni dai fatti, i giudici della Corte d'assise di Cosenza che hanno condannato la donna - imputata per omicidio volontario premeditato in concorso con ignoti - a 16 anni di reclusione. Una pena inferiore a quella chiesta dall'accusa, 23 anni, perché i giudici hanno riconosciuto la premeditazione ma hanno ritenuto le attenuanti prevalenti sulle aggravanti.
COLD CASE GIUDIZIARIO
Si chiude così il processo di primo grado durato tre anni - era iniziato il 25 ottobre 2021 - e decine di udienze. Un processo, quello finito oggi, per aprire il quale ci sono voluti 32 anni, due riaperture dell'inchiesta e la riesumazione della salma del calciatore di Argenta (Ferrara), morto lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico, il 18 novembre 1989. Un processo dovuto soprattutto alla determinazione della sorella di Denis, Donata Bergamini, che non ha mai creduto alla tesi del suicidio con la quale fu archiviato il caso nell'immediatezza. E proprio Donata, alla lettura del dispositivo, è scoppiata in un pianto a dirotto ed ha abbracciato i figli ed i suoi avvocati. "Quando ho capito che la giustizia arrivava, la mia testa è andata a mio fratello, a mio padre e a mia madre che è ancora in vita ma che probabilmente non riuscirà a capire per la sua malattia", sono state le sue prime parole. Per decine di udienze Donata è stata nella stessa aula con l'ex fidanzata di suo fratello. Una vicinanza che non le ha provocato sentimenti particolari perché, dice, "quella persona per me era già in carcere prima". Lapidario il commento dell'avvocato Fabio Anselmo, che ha accompagnato passo dopo passo la battaglia di Donata Bergamini per portare alla luce quella "verità" in cui la famiglia ha creduto sin dal primo momento. "Oggi possiamo dire che Denis è stato assassinato" ha detto. "Ci speravamo e abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia. E' chiaro - ha tenuto a sottolineare - che se avessimo avuto questa Procura e questi pm fin dal primo momento non ci sarebbero voluti 35 anni. Quel che dico sempre è che la giustizia è degli uomini e gli uomini non sono tutti uguali e quindi la giustizia non è sempre uguale". Anche il fatto che la pena inflitta a Isabella Internò sia inferiore a quanto chiesto dalla Procura di Castrovillari interessa poco alla famiglia Bergamini. "L'entità non mi interessa in questo momento - ha detto la sorella di Denis con le lacrime agli occhi - per me la cosa più importante era che quello che io e mio padre avevamo visto subito, sin dall'inizio, che quello che dicevamo era vero: che Denis è stato ucciso".
DOPO LA SENTENZA
Isabella Interò, al momento della lettura del dispositivo, ha stretto forte il braccio del marito con un'espressione tra l'incredulo e l'addolorato. Quindi, come ha sempre fatto in questi anni di udienze, è uscita dall'aula da una porta secondaria e si è allontanata. Nel cortile interno del Tribunale, il marito ha avuto un lieve malore ed è stato soccorso dai sanitari del 118. Il legale della donna, l'avvocato Angelo Pugliese ha già annunciato il ricorso in appello: "Isabella è innocente".