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Di Battista, analisi della sua scelta di non candidarsi

Di Battista, analisi della sua scelta di non candidarsi

Di Battista, analisi della sua scelta di non candidarsi


Il punto di Alberto Ciapparoni

Alessandro Di Battista, per tutti Dibba, è il più amato dalle folle grilline, il mattatore del piccolo schermo televisivo, l'uomo della piazza. «Non mi candiderò alle prossime elezioni» è stato il suo clamoroso annuncio. Clamoroso e allo stesso puntuale: fra pochi giorni uscirà il suo nuovo libro, che mette insieme l'esperienza nel Movimento Cinque Stelle, la politica e la recente paternità. Uscirà per Rizzoli, cioè per una casa editrice di Silvio Berlusconi, uno dei suoi grandi nemici. Almeno a parole. L'annuncio è anche un fantastico lancio pubblicitario, ma non solo: nel movimento c’è la regola dei due mandati, uno se l’è già fatto, adesso il suo secondo mandato a disposizione lo consumerà quando vorrà tornare, magari da nuovo candidato premier. Sì perché nel frattempo Beppe Grillo e Casaleggio junior, i padri fondatori dei Cinquestelle, hanno scelto Di Maio per correre per Palazzo Chigi a primavera 2018, scelta confermata dal voto on line. E Dibba è proprio l’altra metà di Luigi: quest’ultimo istituzionale, Alessandro invece barricadero e più Che Guevara che Fidel Castro. Complementari certamente, ma pure in competizione, troppo diversi per essere fratelli senza frizioni. Fermarsi un turno è meglio per tutti.

Alberto Ciapparoni


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