22 dicembre 2021, ore 08:00
Due indagini, 'Grande raccordo criminale' e 'Mondo di Mezzo' mettono in luce la posizione di Fabrizio Piscitelli nel panorama della malavita della capitale all'epoca del delitto
L'INTERCETTAZIONE DECISIVA
"È scappato via, l'ho mandato via in Spagna. Non lo dì manco…lo sanno che l'ha ammazzato lui quello sulla spiaggia oh…ha ammazzato Diabolik. Lo sa tutta Roma…". A parlare è Enrico Bennato, accusato insieme a Raul Esteban Calderon dell'omicidio dell'ultras e narcotrafficante Fabrizio ‘Diabolik' Piscitelli. È lui, durante alcune intercettazioni ascoltate dalla Squadra Mobile, a parlare dell'uccisione del leader degli Irriducibili e della persona che ha premuto il grilletto. Il 20 aprile 2021 gli investigatori hanno ascoltato queste parole dalle quali "‘si evince chiaramente il contesto di lotte tra gruppi, e l'attribuzione dell'omicidio Piscitelli al proprio gruppo".
PISCITELLI FIGURA APICALE DELLA MALAVITA ROMANA
il mondo criminale romano appare vistosamente retto dalle medesime regole e dal medesimo metodo 'antichi' vigenti nei territori delle mafie tradizionali: l'attivismo di Piscitelli e il suo essere una figura di leader di carisma superiore o comunque pari ai capi delle famiglie criminali egemoni da decenni, come i Casamonica, sì da poter fare il paciere come un vero padrino, lo esponeva tuttavia a malumori, insofferenze e gelosie''. ''Alla fine della indagine Grande raccordo criminale, in alcune conversazioni registrate tra i suoi fedelissimi si paventavano esplicitamente rischi per la stessa incolumità di Diabolik. L'uomo appariva persino agli occhi dei suoi sodali eccessivamente imprudente nella aperta esibizione della sua leadership criminale, che schiacciava 'competitor' di tutto rispetto - scrive il gip - E i rischi profetizzati nel 2018 di lì a poco si sarebbero materializzati, nella spietata esecuzione che vedeva Diabolik freddato nel parco di via Lemonia, riverso su una panchina, che sarebbe diventata oggetto di pellegrinaggio di tifosi e fedelissimi''. ''Il suo assassinio d'altra parte, ha calamitato l'attenzione dei media nazionali e persino internazionali per molti mesi, vuoi per la notorietà della vittima, oltre i confini del tifo locale, vuoi per l'effetto prodotto da una esecuzione così eclatante nella Capitale, dove, pur con sporadici fatti di sangue, regnava la pax mafiosa che - conclude il gip - Piscitelli stesso si era convinto di poter garantire fino a quel 7 agosto''.