Dieci anni fa l'Inter di Mourinho vinceva la Champions e festeggiava lo storico triplete
Dieci anni fa l'Inter di Mourinho vinceva la Champions e festeggiava lo storico triplete
22 maggio 2020, ore 10:00
Dieci anni fa nella finale di Madrid l'Inter di Mourinho compiva il triplete battendo il Bayern Monaco per 2-0 con una straordinaria doppietta de "El Principe" Diego Milito.
E’ già passato un decennio dal trionfo dell’Inter; dal 22 maggio 2010 nessuna squadra italiana ha festeggiato la vittoria della Champions League, per due volte ci è arrivata vicina la Juventus di Massimiliano Allegri, uscita però sconfitta dalle finali di Berlino 2015 contro il Barcellona e di Cardiff 2017 contro il Real Madrid. Anche al di là della Champions, quello è stato l’ultimo successo internazionale di una squadra nostrana. Per l’Inter quella di Madrid fu una notte magica: si tornava a vincere la Coppa dei Campioni dopo quarantacinque anni di attesa, con il presidente Massimo Moratti capace di inserirsi nel solco tracciato negli Anni Sessanta dal padre Angelo; e la salita sul tetto d’Europa era impreziosita dallo storico Triplete, traguardo mai raggiunto da una squadra italiana; in quel mese di maggio nel giro di diciassette giorni i nerazzurri vinsero la Coppa Italia, lo scudetto e la Champions League.
Il mago Mourinho
Ci sono stati tanti protagonisti di quella vittoria. Ma la copertina non può essere negata a Josè Mourinho. Fu talmente bravo che i tifosi interisti gli perdonarono l’addio consumato pochi minuti dopo il trionfo. Seppe portare alla vittoria una squadra forte ma che non era la migliore del lotto, lo aveva già fatto nel 2004 alla guida del Porto. Usò ogni arma: la tattica, la dialettica, la capacità di motivare. Il tutto trasudando interismo. Ci ricordiamo ancora le sue conferenze stampa, offriva sempre un titolo o uno spunto interessante: arguto, mai banale, ironico, pungente; capace di farsi adorare dai suoi e odiare ( sportivamente parlando ) dagli avversari.
Milito and friends
L’intelligenza non fa gol, non da sola almeno: per quello nel 2010 c’era Diego Alberto Milito. In quell’annata seppe dare il meglio: e non è per caso che mise la sua firma sulle tre partite decisive: segnò contro la Roma nella finale di coppa Italia, segnò a Siena all’ultima giornata di campionato, segnò una doppietta in finale di Champions contro il Bayern Monaco. Non solo Milito, naturalmente. Quell’Inter era sorretta anche dalle parate di Julio Cesar, dal muro difensivo di Samuel e Lucio, dalla generosità del capitano Zanetti, dalle fughe sulla fascia di Maicon, dal lavoro a centrocampo di Stankovic e Thiago Motta, dalla fantasia di Snejider, dalla duttilità offensiva di Eto’o e Pandev.
Finale senza patemi
A Madrid arrivarono più di trentamila tifosi nerazzurri. Tutti, o quasi, erano convinti di farcela. La vera impresa l’Inter l’aveva compiuta in semifinale, nella doppia sfida contro il Barcellona di Guardiola, che in quel momento era la squadra più forte del mondo: i nerazzurri all’andata avevano esaltato san Siro vincendo 3-1, al Camp Nou avevano contenuto il tentativo di remuntada dei catalani, che avevano segnato un solo gol. La finale al Santiago Bernabeu contro il Bayren Monaco non fu spettacolare, l’Inter controllò senza dominare, la storia la scrissero i due gol di Milito al trentacinquesimo del primo tempo e al venticinquesimo della ripresa.
Ricordi in ordine sparso
Da ogni trasferta, da ogni radiocronaca, si torna con un bagaglio di ricordi ed esperienze. Ripensando a quel viaggio a Madrid mi tornano in mente l’ottimismo dei tifosi interisti, un sole e un caldo da inizio estate, l’allenamento della vigilia dell’Inter nel bellissimo centro sportivo del Real Madrid a Valdebebas; poi ancora la coda chilometrica al centro accrediti per ritirare il pass; una paella imperiale mangiata a pranzo con il direttore Luigi Tornari ( mai restare a stomaco vuoto, nemmeno prima di una radiocronaca…). L’immagine conclusiva è un dopopartita infinito, con conferenze stampa, interviste, servizi per le varie edizioni del Giornale Orario; l’ultimo collegamento in diretta fu alle tre di notte. O forse erano le quattro...