Diecimila persone salutano Giulia Cecchettin. Papà Gino, “grazie per questi 22 anni"

Diecimila persone salutano Giulia Cecchettin. Papà Gino, “grazie per questi 22 anni"

Diecimila persone salutano Giulia Cecchettin. Papà Gino, “grazie per questi 22 anni" Photo Credit: agenziafotogramma.it


A Padova le celebrazioni pubbliche. Il vescovo Cipolla: “Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia"

Una cerimonia commossa e partecipata quella nella basilica di Santa Giustina, al Prato della valle di Padova. Tutta la città, tutto il Veneto e tutta Italia hanno salutato ancora una volta, per l’ultima volta, Giulia Cecchettin. Più di diecimila persone erano in piazza per seguire le esequie, prima con silenzio e commozione, poi applaudendo, poi facendo rumore. In qualunque modo, con qualsiasi cosa. Così aveva chiesto Elena Cecchettin, la sorella di Giulia. Aveva chiesto di non rimanere in silenzio di fronte alla tragedia di sua sorella e della sua famiglia, già dilaniata dalla scomparsa di mamma Monica lo scorso anno. Dopo la cerimonia pubblica, un’altra strettamente privata a Saonara, sua città natale e città della madre, al fianco della quale Giulia riposerà. A partecipare alle celebrazioni anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a nome del governo, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Padova Sergio Giordani. In tutto il Veneto è giornata di lutto regionale nel ricordo della ventiduenne uccisa la notte tra l’11 e il 12 novembre.


LE PAROLE DI GINO CECCHETTIN

Dopo l’eucarestia, il discorso di papà Gino. Lucido, composto e pieno. Pieno di amore per sua figlia e per la sua famiglia. “Mia figlia Giulia era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma”. Gino Cecchettin si rivolge a chi ha di fronte in casa e poi a tutti coloro che in quel momento o più avanti avrebbero ascoltato le sue parole. “Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà

prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione”. E poi l’appello agli uomini, “perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali”. E ancora, a sua figlia: “Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace”.


LA FUNZIONE

A celebrare i funerali il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla. “Per sette lunghi giorni avevamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse” ha dichiarato il vescovo durante l’omelia. “Ed invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo. Abbiamo bisogno di parole e gesti di sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati dall’immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce”. Nell’omelia monsignor Cipolla ha citato anche Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio, chiedendo “la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia”.



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