23 gennaio 2025, ore 19:00
Se non ne avete mai sentito parlare prima, provate a prestarci attenzione d'ora in avanti perché negli ultimi tempi, soprattutto grazie ai social -motori di viralità-, sta tornando di moda questo termine coniato negli anni '80.
"Dink" è l'acronimo di "Dual Income No Kids" che, letteralmente, significa "doppio stipendio nessun figlio" ed individua, senza troppi giri di parole, quelle persone che, spesso additate come egoiste o immature, decidono di non avere figli. Si tratta più precisamente, infatti, di quel fenomeno sociale per cui una coppia decide di posticipare la scelta di avere figli per un determinato periodo di tempo, a volte anche rinunciandovi del tutto, per potersi dedicare alla carriera professionale e non solo.
E' importante sottolineare sin dall'inizio come, in questo caso, si faccia riferimento a coloro che volontariamente decidono di non avere figli e per i quali le ragioni che spingono a tale conclusione possono essere molteplici (ed ovviamente soggettive) ma, nonostante ciò, astrattamente categorizzabili. Quelle che assumiamo, infatti, sono sicuramente scelte volontarie, ma sono assolutamente libere? Sono, cioè, davvero svincolate da fattori e condizionamenti esterni o sono, in un certo sono, “obbligate”?
Dati
Secondo i dati e le analisi più recenti, al primo posto, tra le ragioni che spingono i dink a non avere figli vi è la questione economica. L'inflazione è in continuo aumento, mentre gli stipendi rimangono fermi e mantenere un figlio costa, in media, 175mila euro fino ai 18 anni (spese universitarie escluse). Sappiamo che avere un figlio costa, già è difficile mantenersi da soli -ecco che spesso si sceglie la convivenza anche per ammortizzare le spese (ma questa è un'altra storia) - e allora come possiamo pensare di allargare in nucleo familiare? Le disgrazie, tuttavia, non vengono mai sole e, così, non dobbiamo nemmeno sottovalutare l'aspetto climatico.Ebbene sì, potrebbe far storcere il naso a qualcuno l'idea che il cambiamento climatico possa avere a che fare con la scelta di non procreare eppure il 58% dei giovani tra i 25 e 34 anni ripone nel cambiamento climatico, e nel suo impatto sulle generazioni future, una delle principali preoccupazioni legate alla rinuncia ad avere figli, seconda solo a quella economica personale per il 60% (Fonte dati: Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo)
Più rispetto per sè stessi?
Solo qualche dato e già, forse, ci appare più comprensibile come i giovani di oggi possano essere più inclini a pensare d'investire quel tempo (poco) e denaro (poco), di cui dispongono, in maniera differente ed esclusiva. Tale ideale è sicuramente sostenuto anche dal fatto che, ad oggi, i giovani siano molto più attenti al proprio benessere psico-fisico rispetto anche solo ad un decennio fa. Non ci si accontenta più e, se le condizioni sono queste, la maggior parte ci pensa più volte prima di procreare senza aver raggiunto uno standard di vita qualitativamente soddisfacente.
Cultura dink
Insomma, per parlare di "cultura" dink forse è un po' presto, ma sull'argomento spopolano già gli hashtag, gli articoli, le testimonianze e i podcast che, spesso, danno voce alle esperienze di altri così che possano fungere da ispirazione e, se pensiamo a quali risvolti potrebbe avere questa concezione se sempre più diffusa, forse basta guardare ai dati di natalità degli ultimi anni per avere una risposta.
E' bene tenere a mente, però, che "l'ascesa dei dink non è un rifiuto della genitorialità quanto, piuttosto, la risposta di una generazione al trauma economico", così Libby Rodney, Chief Strategy Officer presso Harris Poll.