Disney, trimestrale 2024: bene lo streaming ma il titolo crolla a Wall Street
Disney, trimestrale 2024: bene lo streaming ma il titolo crolla a Wall Street Photo Credit: Ufficio Stampa Disney
09 maggio 2024, ore 08:00
Il colosso americano ha registrato un balzo importante dell’utile operativo e ha ridotto le perdite. Ma perchè le azioni crollano?
Bob Iger, CEO Disney, presenta in pompa magna i dati di una trimestrale che va decisamente oltre le aspettative. Ciò che sicuramente stupisce di più è che per la prima volta sul fronte dello streaming finalmente arrivano segnali positivi e incoraggianti, frutto delle strategie messe in campo proprio dal numero uno della Casa di Topolino che, com’è noto ha ripreso in mano le redini dell’azienda alla fine del 2022. Ma andiamo con ordine e vediamo che cosa ha evidenziato il primo bilancio del 2024.
PRIMI SEGNALI POSITIVI DALLO STREAMING
Innanzitutto i ricavi generali del trimestre gennaio-febbraio-marzo sono aumentati. Il dato parla di 22,1 miliardi contro i 21,8 miliardi di un anno fa. Stiamo parlando di un dato migliore rispetto alle previsioni generali degli analisti, che prospettavano 20,53 miliardi di ricavi. La nuova divisione di intrattenimento, frutto della riorganizzazione voluta da Iger all’inizio del suo secondo mandato, ha dato i suoi frutti. Infatti il raggruppamento di cinema, tv e streaming ha chiuso in positivo con 47 milioni di dollari. Ricordiamo che soltanto un anno fa era in rosso di 587 milioni di dollari. Questo dovrebbe significare che lo streaming è finalmente arrivato a profitto, tranne che per ESPN+ che invece segna ancora un segno meno. Segnali positivi anche sul fronte del numero abbonati a Disney Plus, che crescono di 6,3 milioni di unità, arrivando così ad un totale complessivo di 117,6 milioni.
IN ATTESA DEL GRANDE SCHERMO
Dal punto di vista cinematografico i ricavi sono crollati poiché Disney in questa prima parte del 2024 non ha fatto uscire praticamente nulla per il grande schermo. L'azienda si prepara però a sfornare una serie di titoli che hanno tutte le carte in regola per poter generare incassi notevoli. Si comincia con Il Regno del Pianeta delle Scimmie, uscito ieri nelle sale, per poi continuare con "Inside Out 2", "Deadpool & Wolverine", "Alien: Romulus", "Oceania 2" e "Mufasa". Insomma, sulla carta si potrebbe seriamente invertire la rotta rispetto al 2023 che per la Casa di Topolino (che ironia della sorte si trovava a vivere anche il suo centenario) è stato uno dei peggiori al botteghino della sua storia recente. Proprio ieri vi abbiamo riportato i dati dei maggiori flop dello scorso anno e nelle prime cinque posizioni, ben quattro sono riservate a titoli Disney.
DISNEY, I PARCHI RACCOLGONO SOLDI E PROFITTI
Ma tornando alla trimestrale, inutile ribadire quanto anche in questa occasione la vera propria gallina dalle uova d’oro per Disney siano i parchi. I ricavi arrivano a sfiorare i 6 miliardi di dollari, ovvero un crescita del 7% rispetto a un anno fa, con un margine operativo di ben 2,29 miliardi. Qualche mese fa, la compagnia ha proposto un investimento di 1,9 miliardi di dollari su Disneyland Resort nel corso del prossimo decennio, fornendo alla città di Anaheim milioni di dollari per immobili e parcheggi. Nello specifico sono 30 milioni di dollari per il contributo ad alloggi a prezzi accessibili e 8 milioni per parcheggi e interventi stradali.
CROLLO IN BORSA DEL TITOLO
Nonostante i dati piuttosto ottimisti però, le quotazioni di Borsa sono scese. Nella serata di ieri (ora italiana) il titolo era sceso del 7%. Perché è così difficile soddisfare Wall Street? Le cause potrebbero essere imputate al fronte del cinema, che come evidenziato sopra paga il prezzo di non aver avuto alcun film da sfruttare sul grande schermo per questa prima parte dell'anno, e delle televisioni. Infatti i ricavi dei network lineari sono passati a 2,77 miliardi (-8%), con il margine operativo in flessione del 22%. Per quanto riguarda la Tv via cavo, mentre ESPN ha migliorato i ricavi del 3%, arrivando a 4,21 miliardi, in generale il margine operativo è sceso del 9%, a 799 milioni. La causa potrebbe essere dovuta alle spese di acquisto dei diritti dei Playoff del College Football, ma anche alle minori entrate pubblicitarie.