Donald Trump e Kamala Harris, i candidati delle elezioni americane. Chi sono e su quali temi si confrontano
Donald Trump e Kamala Harris, i candidati delle elezioni americane. Chi sono e su quali temi si confrontano Photo Credit: agenziafotogramma.it
05 novembre 2024, ore 09:28 , agg. alle 09:41
244 milioni di americani aventi diritto al voto sceglieranno il prossimo inquilino della Casa Bianca: la campagna elettorale più controversa della storia tra luce e ombre della politica USA
IL CANDIDATO REPUBBLICANO
La campagna elettorale di Trump si è basata sull’istigazione all’odio e alla paura, sull’attacco personale dell’avversaria, soprattutto sul tema razziale e di genere: Kamala Harris è una donna ed è nera e Trump l’ha trasformata in un bersaglio per tutti i razzisti e i sessisti d’America. I temi sulla riproduttività e il rovesciamento della sentenza Roe v Wade che garantiva il diritto all’aborto a livello nazionale sono una battaglia del miliardario, sulla quale ogni tanto indugia per motivi elettorali, ma che è alla base del progetto politico repubblicano. La sua retorica è un inno a se stesso, megalomane ed egocentrico, si è definito ‘non un politico ma una star’ ha sempre chiaramente espresso una certa dose di intolleranza alle regole democratiche e una ammirazione smaccata per quelli che lui definisce 'uomini forti' come Putin o Orban. In questa visione c’è anche lo sprezzo per i risultati delle precedenti elezioni, quando fomentò l’attacco a Capitol Hill da parte della sua base elettorale più oltranzista, per presunti brogli, sempre puntualmente smentiti dalla magistratura. Il tycoon non ha mai nascosto la propensione al radicalismo delle sue scelte: gli avversari vanno eliminati ad ogni costo e con qualsiasi mezzo (per ora solo retorico), come gli ostacoli al raggiungimento dei suoi obiettivi e poco importa se questi sono le regole democratiche alla base della società occidentale attraverso la quale lui stesso ha potuto raggiungere la ricchezza e il benessere che lo hanno reso ciò che è.
I PUNTI DEBOLI
La presa sul popolo americano della politica di the Donald trova la sua motivazione profonda nell’insoddisfazione economica della working class e nella ricerca della sicurezza sociale. L’inflazione morde e incide fortemente sui consumi della classe operaia, per quanto gli esperti specifichino che gli adeguamenti salariali siano commisurati all’aumento del paniere, ma il popolo percepisce gli aumenti quale dato più significativo ed evidente e non coglie la contropartita in busta paga. Gli Stati Uniti vivono un momento economico molto florido con una occupazione vicino alla saturazione e una crescita del prodotto interno lordo più forte che in qualsiasi altra nazione del pianeta. La Bideneconomics è stata una formula vincente, nel complesso, ma poco recepita. Il tema della sicurezza è probabilmente il punto debole dell’era democratica. La tolleranza, soprattutto da parte della sinistra più radicale, ha provocato una forte sensazione di insicurezza nel popolo americano. Gli homeless sulle strade e l’incapacità o la mancanza di volontà di gestione della popolazione sotto effetto di Fentanyl, la droga che trasforma in zombie, sono la piaga dell’America a traino democratico. La reazione più scontata è la ricerca nell’uomo forte di un senso di sicurezza e di ordine. Una richiesta legittima che l’ala moderata della sinistra non ha saputo intercettare e gestire soprattutto dove negli Stati a guida blu.
LA CANDIDATA DEMOCRATICA
E qui entriamo a pieno titolo nella sfera debole della politica degli ultimi 4 anni, dell’amministrazione Biden. Chiunque sia stato negli Stati Uniti recentemente ha notato due cose: il carovita di cui abbiamo parlato ( anche Paesi quali Germania Francia o Gran Bretagna sono più economici degli Usa) e la quantità di persone che vivono ai margini della società. Individui che sopravvivono in condizioni precarie e diventano il grilletto della microcriminalità che rende molto insicure le strade, specialmente quelle delle grandi città statunitensi. Una immigrazione incontrollata e una tolleranza eccessiva hanno portato le metropoli americane a vivere una situazione di pericolo costante nella consapevolezza che il problema non è arginabile in nome di una forma distorta e presunta di autodeterminazione che porta a un cortocircuito tutto americano: non si può impedire a un individuo di vivere di espedienti, e se poi per sostentarsi dovrà rubare gli si concede una tutela istituzionale molto mal digerita dal popolo. Oggi Kamala Harris prova a rivedere il suo posizionamento sul tema migratorio, ma forse è tardi. Ciò di cui viene accusata la candidata è proprio di aver ‘ripulito’ la sua postura smaccatamente appartenente all’ala radicale della sinistra che professa la tolleranza tout court. C’è un tentativo di correzione in corso, un restyling che negli ultimi 100 giorni di campagna elettorale, la più breve della storia americana, sta cercando imprimere nuova forza al raglio dell’asino blu (simbolo dei democratici Usa), vedremo se riuscirà a convincere gli indecisi, il vero ago della bilancia di queste controverse elezioni.