Duemila anni sottoterra: è una tartaruga l’ultima sorpresa di Pompei
Duemila anni sottoterra: è una tartaruga l’ultima sorpresa di Pompei
24 giugno 2022, ore 13:09
La scoperta in una domus di pregio, a poche ore da uno studio che sposta l’eruzione dall’estate all’autunno. Franceschini: “Pompei scrigno di storia che affascina il mondo intero"
Uno dei patrimoni storico – artistici più prestigiosi, non solo nel nostro Paese ma nel mondo, e che ancora non smette di stupire: gli scavi archeologici di Pompei. A regalare l’ultima sorpresa è una piccola tartaruga di terra, conservata quasi perfettamente per duemila anni insieme al suo uovo mai deposto. Un ritrovamento che apre una finestra sugli ultimi anni della vita della città, come spiega il direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel, e che arriva a poche ore di distanza da una nuova datazione dell’eruzione.
IL RITROVAMENTO IN UNA VILLA PRESTIGIOSA
A mezzo metro di profondità, sotto il pavimento di una bottega di Via dell’Abbondanza, una strada centrale di Pompei: è qui che è stata rinvenuta la tartaruga. L’ipotesi è che si fosse introdotta nella struttura per deporre l’uovo, ma che non avendo trovato un luogo abbastanza sicuro, abbia preferito trattenerlo andando incontro alla morte. A scoprirla, un gruppo di archeologi dell’Università Orientale di Napoli, di Oxford e della Freie Universitat di Berlino, che sta indagando sui resti di una domus di pregio, probabilmente appartenuta ad un notabile della città, abbandonata, demolita e poi annessa alle Terme Stabiane dopo il terremoto del 62 d.C. Una struttura che si estendeva nel centro città per circa 900 metri quadrati, dotata di saloni e cortili con ricchi pavimenti a mosaico, decorazioni che riproducono meraviglie dell’architettura romana e maschere di terracotta. Una zona da indagare in cui, i ricercatori non hanno dubbi, “si costruiva senza sosta e si guardava con fiducia al futuro. Nessuno aveva idea della catastrofe che di lì a poco sarebbe arrivata su Pompei”.
L’ERUZIONE FU IN AUTUNNO
Intanto arrivano nuove informazioni anche sulla data dell’eruzione del Vesuvio, la più devastante nella storia del vulcano. A Pompei la fine sarebbe avvenuta nel 79 d.C., tra il 24 e il 25 ottobre. Un colpo di scena rispetto a quanto si è sempre ritenuto: tradizionalmente infatti si datava lo scoppio del vulcano in estate, visto che in una lettera Plinio il Giovane parlava di “Nove giorni prima delle Calende di settembre”, ovvero il 24 agosto. Ma già nel 2010 ci fu un ritrovamento che metteva in dubbio questa tesi: furono rinvenuti frutta secca, bracieri usati per il riscaldamento e vino in fase di invecchiamento, ben più tipici dell’autunno che dell’estate. Nel 2018 poi, fu la volta di un’iscrizione in carboncino che riportava la data del 17 ottobre. Ora un’ulteriore passo in avanti: un team internazionale ha condotto un'analisi dei siti in prossimità del vulcano, arrivando fino a migliaia di chilometri di distanza, trovando tracce dell'eruzione fino in Grecia. La ricerca è pubblicata su Earth-Science Reviews, e non solo conferma la data dell’eruzione, ma permette anche di migliorare l’applicabilità di modelli previsionali, visto che dimostra come anche a distanza di chilometri dai vulcani possano esserci aree a rischio.
POMPEI AFFASCINA IL MONDO INTERO
''La campagna di scavo in corso a Pompei - commenta il Ministro della Cultura, Dario Franceschini - continua a riservare importanti ritrovamenti e nuove scoperte, confermando la straordinaria ricchezza di questo autentico scrigno di storia e memoria che affascina il mondo intero''. Ora l’attesa è per i prossimi scavi, previsti a Pompei per il 2023.