24 dicembre 2020, ore 15:00
Nessuna immagine degli aggressori, il telefono è stato spento un'ora prima del decesso
Le indagini non sono concluse perché si lavora ancora per escludere che si sia trattato di un omicidio, ma ora sul mistero della morte del ginecologo campano Stefano Ansaldi, trovato sgozzato sabato scorso vicino alla stazione Centrale di Milano, ci sono meno incognite. L'ipotesi è quella del dramma personale, del suicidio, con un contorno, comunque, di particolari strani che hanno reso complessa l'inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dall'aggiunto Laura Pedio e dal pm Adriano Scudieri.
Gli elementi raccolti
Molti degli elementi che investigatori e inquirenti hanno raccolto portano a ritenere che il medico, con uno studio specializzato in fecondazione assistita e arrivato da Napoli con un treno quel pomeriggio, si sia tagliato la gola con un coltello, ritrovato vicino al cadavere, assieme ad un Rolex chiuso in modo ordinato e ad una valigetta con pochi oggetti personali. A dar forza all'ipotesi il fatto che le telecamere della zona analizzate finora non hanno ripreso persone fuggire, né i due testimoni, che l'hanno visto cadere a terra e morire, hanno visto qualcuno scappare o sentito rumori di passi. Non ci sono neanche immagini di Ansaldi per circa un'ora e mezza: dopo il suo arrivo in treno verso le 15.00 ci sono telecamere che lo inquadrano per un'ora e mezza muoversi nella stazione Centrale o nei pressi, mentre poi riappare nei filmati in zona via Macchi poco prima del decesso.
Il telefonino spento
In più, il suo smartphone, non trovato, era stato spento circa un'ora prima del decesso. Inizialmente si è pensato ad una rapina finita male, poi ad un omicidio per motivi personali o economici, ma da ieri l'ipotesi più seguita è quella del gesto estremo da parte del medico, anche dopo l'ascolto di numerosi testi, tra colleghi, amici e familiari. Gli accertamenti proseguiranno per dirimere ogni dubbio con analisi patrimoniali sugli investimenti fatti (aveva difficoltà finanziarie) e sulla sua rete relazionale. Si stanno analizzando ancora i filmati delle telecamere più lontane da via Macchi, dove è stato trovato il cadavere, sotto l'impalcatura di un palazzo in ristrutturazione. Si vuole escludere pure che un eventuale aggressore sia entrato all'interno di un civico della via, senza essere ripreso.
L'autopsia
E gli esiti definitivi dell'autopsia (tra almeno 30 giorni) potranno chiarire le modalità del taglio alla giugulare, che da una prima analisi non è parso un colpo inferto da davanti. Tra l'altro, sarebbero stati riscontrati altri tentativi di tagli sul collo. Sul coltello non sono state trovate impronte e Ansaldi indossava guanti in lattice (perfettamente calzati e senza segni di colluttazione). Il coltello da cucina non sembra fosse stato acquistato da poco, ma potrebbe essere già stato usato in casa, anche se i familiari non sarebbero riusciti a dire se sia stato preso o meno dall'abitazione. Ansaldi aveva viaggiato con un biglietto di sola andata (era arrivato verso le 15 ed è morto verso le 18) e si sta ricostruendo se avesse un appuntamento, ipotesi probabile per gli inquirenti. La ricostruzione delle ultime tre ore è ritenuta dagli investigatori fondamentale e lo stesso ginecologo aveva detto ai familiari che andava a Milano per un incontro con alcune persone. In città, ad ogni modo, non aveva legami ufficiali di lavoro. È in corso, infine, l'analisi sulle macchie di sangue per ricostruire al meglio la dinamica della morte e fare chiarezza su ogni aspetto.