È morto Paolo Rossi, eroe azzurro ai Mondiali 1982 e persona per bene, aveva 64 anni

È morto Paolo Rossi, eroe azzurro ai Mondiali 1982 e persona per bene, aveva 64 anni

È morto Paolo Rossi, eroe azzurro ai Mondiali 1982 e persona per bene, aveva 64 anni


Paolo Rossi è diventato un mito nell’estate 1982, quando in Spagna diventò Pablito e portò l’Italia sul tetto del mondo

Prendere un aereo, fare due passi, entrare in un ristorante insieme a Paolo Rossi era una esperienza unica: era popolarissimo, chiunque lo riconosceva, moltissimi lo fermavano e gli chiedevano un autografo (qualche tempo fa) o una selfie (più recentemente). E lui, cortesissimo, si fermava: una, dieci, cento volte. Sempre con un sorriso o con una battuta. Negli ultimi anni ho avuto il privilegio di aver condiviso qualche trasferta con Paolo Rossi al seguito della nazionale: io inviato per RTL 102.5, lui opinionista per la Rai. Persona deliziosa, alla mano, lui eroe mundial “che aveva fatto piangere il Brasile” era umile e disponibile con tutti. A cena si parlava poco di calcio e molto più di vita: i figli, il lavoro, i viaggi. Paolo Rossi aveva 64 anni. È morto nella notte, stroncato da un male incurabile in questo maledetto 2020 che già tante volte ci ha portato notizie dolorose. Lascia la moglie, Federica, e tre figli: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro.

LA FAVOLA MONDIALE 

Dici Paolo Rossi e pensi a quei giorni dell’estate 1982. La nazionale di Enzo Bearzot arriva al mondiale in Spagna accompagnata da critiche e perplessità. La stampa è convinta che gli azzurri faranno poca strada, e l’inizio del torneo sembra confermare questo timore: nel girone, giocato a Vigo, tre scialbi pareggi contro Polonia, Camerun e Perù. Ci si qualifica per la seconda fase da ripescati, per il rotto della cuffia. Paolo Rossi gioca male quelle tre partite iniziali, sui giornali e nei bar ci si chiede perché Bearzot insista nello schierarlo titolare. Il vecio non ascolta, tira dritto per la sua strada, l’Italia si trasferisce a Barcellona per la seconda fase e si trasforma. E Pablito esplode nella partita contro il Brasile, la grande favorita per la vittoria finale: 3-2 a favore degli azzurri, tripletta di Rossi. La cavalcata prosegue poi in semifinale con la Polonia ( 2-0 e doppietta di Rossi ) e nella finalissima di Madrid contro la Germania Ovest ( 3-1, il gol di Rossi apre le marcature). Italia campione del mondo, con Pertini che esulta in tribuna, con Bearzot che è diventato improvvisamente un eroe. E con Paolo Rossi che è capo cannoniere del mondiale: sei gol, concentrati nelle ultime tre partite: le più importanti, le più difficili. 

IL SENSO DEL GOL 

Paolo Rossi era un centravanti da area di rigore: piccolo, agile, sgusciante. Niente a che vedere con i palestrati di oggi. Aveva un innato senso del gol. Toscano di nascita, era esploso al Vicenza; fu poi protagonista nel Perugia, poi passò alla Juventus, dove conquistò gran parte dei suoi titoli: due scudetti, una coppa dei campioni, una coppa delle coppe, una supercoppa europea. Poi giocò nel Milan e chiuse la carriera al Verona. Ma chiunque pensi a una sua figurina, non lo associa a un club, ma lo vede con la maglia azzurra della nazionale. Debutto azzurro nel 1977, buone prestazioni al mondiale in Argentina nel 1978. Poi nel 1980 viene coinvolto nello scandalo scommesse: condannato, insieme a diversi suoi compagni, per presunte combine. Due anni di squalifica, che si chiudono proprio alla vigilia del mondiale spagnolo. Iniziato male e chiuso in trionfo. In quel magnifico 1982 Paolo Rossi vinse anche il Pallone d’Oro.


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