È stata la mano di Dio: intimo e struggente, Sorrentino racconta con poesia l'amore per Napoli e per il cinema
25 novembre 2021, ore 13:00
È uscito nei cinema italiani il nuovo film di Paolo Sorrentino dopo aver fatto incetta di premi e mentre si prepara agli Oscar 2022
E’ stato presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove si è aggiudicato il Leone d'argento per la miglior regia e il premio Marcello Mastroianni per l’interpretazione del giovane Filippo Scotti per altro alla sua prima esperienza Cinematografica. Inoltre, come se non bastasse, il film è stato selezionato per rappresentare l'Italia agli Oscar 2022 nella sezione del miglior film internazionale. Insomma E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino nonostante sia uscito soltanto ieri, 24 novembre, nelle sale italiane, ha già cominciato a fare rumore e si è già aggiudicato un posto di rilievo nella carriera del cineasta partenopeo.
La trama del film
Siamo a Napoli, nel pieno degli anni Ottanta. La vita del diciassettenne Fabietto Schisa cambia radicalmente in seguito a due avvenimenti: l'arrivo di Maradona al Napoli e un grave incidente, che interrompe la felicità familiare. Una trama semplice ma molto intensa che potrebbe essere quella di un romanzo di formazione dove Fabietto, alias Paolo Sorrentino, attraverso eventi memorabili e traumatici, scoprirà il cinema, come arte in grado di salvare la vita.
L'affettuoso e spietato amarcord di Sorrentino
È stata la mano di Sorrentino, quella del grande regista partenopeo che ha saputo dirigere il suo miglior film, quello più personale dove si mette letteralmente a nudo e racconta la sua adolescenza in un tour de force di emozioni e sensazioni dove soprattutto il virtuosismo formale che aveva caratterizzato parte della sua filmografia lascia il posto ad una regia più asciutta ma comunque molto poetica ed incisiva.
Colori, drammi e profumi
Il film sembra diviso in due parti: la prima più colorata e divertente, dove con poesia e delicatezza, Sorrentino tratteggia la sua famiglia allargata e caciarona, come solo le famiglie napoletane sanno essere, abbracciando con calore ed innocenza la sua Napoli che, oltre ad essere raccontata attraverso gli scorci infiniti e magici, viene evocata nella dolce melodia del dialetto che i protagonisti utilizzano come le note di uno spartito. Sembra di sentire i profumi invadere la sala del cinema e soprattutto si respira quell’atmosfera che oscilla tra sacro e profano, tra reale e fiabesco.
La seconda parte invece è più triste e malinconica, dove viene tematizzato il lutto genitoriale e dove avviene anche la vera e propria trasformazione di Fabietto, che all’inizio era sempre in silenzio sullo sfondo ad osservare gli eventi come uno spettatore e che ora deve afferrare la vita e diventarne il protagonista, anzi il regista.
Cinema, Maradona e Napoli. Maradona come una sorta di figura divina venuta a salvarlo da morte certa, il cinema come salvezza dall’afasia e dalla solitudine, e infine Napoli, la sua città ruffiana e benedetta che lo culla e lo ammalia.
Un film che, soprattutto in momento come questo, ribadisce con forza e determinazione quanto l’arte e il cinema siano catartiche e salvifiche e possano aiutarci a superare momenti difficilissimi.