Effetto green pass, dopo il nuovo decreto Covid nelle Regioni è boom di prenotazioni per i vaccini

Effetto green pass, dopo il nuovo decreto Covid nelle Regioni è boom di prenotazioni per i vaccini

Effetto green pass, dopo il nuovo decreto Covid nelle Regioni è boom di prenotazioni per i vaccini


Ieri le parole del premier Mario Draghi a Palazzo Chigi, oggi sono 38mila le nuove richieste nel Lazio; adesioni raddoppiate in Piemonte, ma sono da record anche in Veneto, Lombardia e Campania. Il leader della Lega Salvini si è vaccinato stamani a Milano

Il report settimanale sull’andamento del contagio dice che i casi crescono: "L'Rt si proietta a 1.55 e si sta abbassando l'età media dell'infezione a 25 anni e l'età media di ricovero in terapia intensiva a 55 anni". Lo ha detto il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, analizzando i dati del monitoraggio della Cabina di regia. I casi crescono in Italia come in molti paesi europei e, sottolinea Brusaferro, 'è la popolazione più giovane' che li alimenta (10-19 e 20-29 anni).


L’effetto Draghi

Ma intanto è effetto Draghi sui vaccini in tutta Italia. Dopo l'annuncio del premier sull'obbligo di green pass e le parole sulla necessità di vaccinarsi e contro i richiami a non farlo, nelle Regioni si registra un boom di prenotazioni per i vaccini. Sono 38mila le nuove richieste nel Lazio da ieri sera; adesioni raddoppiate in Piemonte, ma sono da record anche in Veneto, Lombardia e Campania. Il leader della Lega Salvini si è vaccinato stamane a Milano: come spiegato nei giorni scorsi, aveva una prenotazione precedente per il vaccino fissata per il 28 giugno che aveva dovuto rinviare.


Il decreto sostegni bis

Nel frattempo il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha firmato la legge cosiddetta "sostegni bis" aggiungendo però una lettera di accompagnamento alla promulgazione indirizzata al Parlamento che in sostanza contesta l'eccessivo uso di emendamenti con norme fuori tema, facendone anche un elenco. Mentre il parere sulla riforma del processo penale, 'reso limitatamente all'istituto dell'improcedibilità dell'azione penale, approvato dalla Sesta commissione non è stato inserito nell'ordine del giorno del plenum per consentire al Csm di esprimersi sull'intera riforma del processo penale', ha fatto sapere il vicepresidente Ermini recependo in tal modo le indicazioni del presidente della Repubblica Mattarella contenute nell'assenso all'ordine del giorno ordinario predisposto per il plenum.


La riforma della giustizia

Tutto quando le parole di Fabiana Dadone sull'ipotesi di dimissioni dei ministri 5 stelle "da valutare con Conte" qualora la riforma della giustizia passasse così com'è non trovano seguito tra gli esponenti di spicco del Movimento. Si preferisce glissare sulla questione, per non alimentare nuove polemiche. Ma sono rivelatrici di uno stato d'animo diffuso tra i 5 stelle. "Draghi e la Cartabia su qualcosa dovranno cedere, delle modifiche al testo andranno fatte, altrimenti sui numeri della fiducia si potrebbe rischiare", spiega una fonte. Non ci sarà da stupirsi, dunque, se nei prossimi giorni altri esponenti pentastellati torneranno a chiedere correttivi al testo. "L'appoggio dei ministri del Movimento dipende da queste modifiche - ha sottolineato la ministra delle politiche Giovanili - l'obiettivo di velocizzare i processi ce l'abbiamo tutti ma si rischia di creare delle fasce di impunità e le stesse audizioni in Commissione Giustizia hanno evidenziato dei problemi". Parole di maggiore mediazione sono arrivate invece dal ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli. "Siamo nel pieno di una discussione che vuole portare dei miglioramenti sul solco dell'impianto complessivo che la ministra ha dato alla riforma. Miglioramenti che sembrano necessari anche ascoltando la magistratura, il Csm e alcuni magistrati importanti". Il ministro pentastellato ha sottolineato: "Questo non c'entra nulla con la questione fiducia, un provvedimento così importante, con tanti emendamenti e con il voto segreto, se non c'è la fiducia rischia di fare uscire un testo scoordinato". Sulla partita della giustizia si misura il primo banco di prova per Giuseppe Conte come leader in pectore del Movimento. L'ex premier si troverà a dover mediare tra le richieste di correttivi, a partire dal nodo della prescrizione, formulate da una parte del gruppo parlamentare, e la necessità di garantire stabilità alla compagine di governo.


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