Elezioni 2018, per il centrodestra non solo Tajani: il fattore C (al femminile)
02 marzo 2018, ore 12:20
Il punto di Alberto Ciapparoni
Da allora, il ‘fattore’ è entrato di prepotenza nelle cronache parlamentari, e con il tempo si è esteso anche ad altre lettere dell’alfabeto, assumendo pure una connotazione costruttiva, e non ostativa. Insomma, il ‘fattore’ si è trasformato in un elemento importante, spesso decisivo, se non fondamentale. E oggi dentro il centrodestra, e in particolare dentro Forza Italia, c’è un ‘fattore’ ai più sconosciuto, oppure sottovalutato, ma che invece è pronto a giocare un ruolo cruciale, anche il più cruciale: quello per Palazzo Chigi. Ed è un fattore C al femminile, cioè Mara Carfagna. Dall’interno degli Azzurri e dalle parti di Palazzo Grazioli, nonostante il nome di Tajani, più di qualcuno è pronto a scommettere su di lei. Si, proprio lei, l’ex show-girl e miss Cinema 1987. Un bel salto: dagli studi della “Domenica del Villaggio” e di “Piazza Grande” alle stanze della Presidenza del Consiglio, dalla compagnia di Davide Mengacci e di Giancarlo Magalli agli incontri con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Lei che all'inizio del 2007 senza volerlo finisce al centro di una storia che fa il giro del mondo intero: durante la serata di gala per la consegna dei premi televisivi Telegatti, Silvio Berlusconi sostiene che se non fosse già sposato, sposerebbe Mara Carfagna immediatamente. Apriti cielo: l’esternazione del Cavaliere provoca la reazione rabbiosa dell’allora consorte Veronica Lario, che invia una lettera aperta a La Repubblica, pretendendo pubbliche scuse, che poi sarebbero arrivate. Ma la Carfagna fa parlare di sé anche dal punto vista sentimentale. Prima nel 1998 le viene attribuito un flirt col presentatore televisivo Fabrizio Frizzi. Quindi il 25 giugno 2011 sposa il costruttore romano Marco Mezzaroma, nipote di Roberto e Pietro Mezzaroma (padre di Massimo) e fratello di Cristina, moglie di Claudio Lotito (il testimone della sposa è Silvio Berlusconi mentre quello dello sposo è Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco). Un matrimonio in pompa magna, però breve, finisce dopo un solo anno. A cui segue una relazione con Italo Bocchino, uno degli uomini più vicini a Gianfranco Fini. Tempi comunque molto lontani, in tanti sensi. Ora Maria Rosaria Carfagna, detta Mara, è portavoce del gruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, capo del Dipartimento per i diritti di Forza Italia, per il voto del 4 marzo è capolista a Montecitorio per Forza Italia in collegi plurinominali, quello di Napoli città e quello della provincia nord di Napoli. Ed è stata Ministro per le Pari opportunità del Governo Berlusconi IV.
Nel corso degli anni si è ritagliata un’immagine invidiabile: moderata, riformatrice, innovatrice, pacata, seria. Non parla molto, ma quando lo fa si vede che ha studiato, che si è preparata, difficilmente lascia qualcosa al caso. La sua tenacia l’ha portata fino alla laurea nel 2001 in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Salerno con 110 e lode, discutendo una tesi in Diritto dell'informazione nel sistema radiotelevisivo. Anche gli avversari hanno imparato ad apprezzarla, abbandonando le perplessità iniziali per la sua origine, ossia per il mondo dello spettacolo da cui proviene. Ed è proprio in particolare questa sua veste quasi bipartisan che piace, e parecchio, a Berlusconi. Il leader di Fi sa perfettamente che dopo il 4 marzo, se il centrodestra non avrà una maggioranza chiara e certa, Tajani, ora che il suo profilo è diventato nettamente di parte, non sarà più spendibile, e si aprirà la caccia ad una figura che sia comunque in grado di raccogliere il più ampio consenso possibile. Oltretutto, una figura femminile sarebbe una novità, che potrebbe trovare meno ostacoli di un uomo in caso di larghe intese, o di esecutivi di responsabilità nazionale. Da donna della spettacolo si è trasformata in una donna adatta a diverse stagioni politiche: che nel 2014 la rivista statunitense Sportrichlist classifica al primo posto nella top ten dei più affascinanti politici del mondo. Il bello della politica… Alberto Ciapparoni