Elezioni, ancora distinguo fra Giorgia Meloni e Salvini, mentre Calenda crede alla doppia cifra

Elezioni, ancora distinguo fra Giorgia Meloni e Salvini, mentre Calenda crede alla doppia cifra

Elezioni, ancora distinguo fra Giorgia Meloni e Salvini, mentre Calenda crede alla doppia cifra


Il leader Pd Letta va all’attacco: “Dismessa la maschera del moderatismo, Fratelli d’Italia torna in queste ore quello che è davvero: antieuropeista, amico dei postfranchisti spagnoli di Vox, legato da una lunga comunanza con il premier ungherese Orbán”

Mancano solo quattro giorni alle elezioni del 25 settembre. Matteo Salvini oggi va all'attacco di Draghi sostenendo nuovamente come sia "necessario uno scostamento di bilancio" per aiutare il sistema produttivo. Immediata la replica della collega del centrodestra Meloni che ai microfoni di Rtl 102.5 risponde: "Non è la soluzione. È un pozzo senza fondo". E allora, Berlusconi tenta di mediare le due posizioni e sostiene: "Sull'energia serve un whatever it takes, senza scostamenti di bilancio, ma solo se possibile". Ma non solo. La leader di Fdi si esprime nuovamente anche sull'aborto, "Non intendo abolire la 194, non intendo modificarla, la legge 194 con Fdi rimane esattamente com'è" e dice di avere i nomi del governo, anche se non vuole rivelarli ora.


Calenda

Intanto, secondo il leader di Azione, il Terzo polo prenderà più voti della Lega, mentre FI arriverà solo a sfiorare la soglia di sbarramento. "Un Draghi bis? Le probabilità, secondo me, sono al 90%". Lo dice appunto Calenda, spiegando però che questa possibilità si potrebbe realizzare se ci saranno alcune condizioni: In primis, "basta che noi prendiamo dal 10 al 12%, e l'unico governo possibile sarà quello di Draghi. Non consentiremo che se ne formi un altro". E sulla dichiarata indisponibilità del premier uscente Calenda argomenta: "Anche Mattarella si era detto non disponibile al secondo mandato: ma quando la Patria chiama, le persone responsabili rispondono. Draghi non poteva dire altro". Formare un nuovo governo di unità nazionale con un "grande polo liberale riformista repubblicano, di supporto all'agenda Draghi, ma senza i 5Stelle" è una prospettiva che Calenda ritiene a portata di mano proprio grazie "al sistema elettorale proporzionale e un M5S alto. Il centrodestra non avrà la maggioranza". Il leader di Azione sostiene che il suo partito prenderà più voti della Lega". "Non c'è solo il fatto che Matteo Salvini è fuori controllo, e arriva a rinnegare il voto sul lockdown per provare a racimolare qualche voto di antivaccinisti. C'è anche il fatto che gli elettori non estremisti della Lega, e sono tanti, e con loro quelli di Forza Italia, hanno capito che quella offerta da Giorgia Meloni non è una prospettiva di governo". Secondo il leader di Azione a testimoniarlo ci sono le sue ultime uscite, "del tutto scomposte": "Se mai andasse a Palazzo Chigi, ci relegherebbe ai margini dell'Ue, nel club dei reietti" e "la storia dei pugni sul tavolo è il rifugio retorico di chi sa di non contare nulla in Europa", perché "se a meno di una settimana dalle elezioni tu ritorni a elogiare Vox, vuol dire che in queste settimane di finta responsabilità hai recitato - prosegue -, vuol dire che la tua natura autentica è quella mostrata sul palco di Marbella" e "a me quella roba spaventa, tra l'altro, perché nessun capo di governo vorrà stringerti la mano, se l'immagine che di te si ha all'estero è quella roba lì". La previsione del leader di Azione è che "FI sfiorerà la soglia di sbarramento. La Lega è al collasso. Perché mai un imprenditore del nord, una partita Iva, un avvocato, di fronte a questa Meloni dovrebbe sperare in un governo guidato da lei, e non puntare su un nuovo incarico a Mario Draghi con un sostegno trasversale che va dal Pd alla Lega desalvinizzata?".


Berlusconi

Da parte sua il leader di FI tenta di smontare le speranze di Calenda. "Votare partiti che si dicono di centro ma guardano a sinistra significa sprecare, buttare via il voto. Sono fuori dalle coalizioni ed eleggeranno pochissimi parlamentari che siederanno all'opposizione senza incidere. Noi potremo dare risposte dal governo, loro non potranno fare assolutamente nulla", ha detto.


Letta

"Una delle pochissime cose che ci uniscono, con Giorgia Meloni, al di là del rispetto e della cortesia che ci si riserva tra avversari, è una visione bipolare della contesa politica. Destra e sinistra. Conservatori e progressisti. Chi vince governa. E io non ho alcuna intenzione di mettere in discussione la democrazia dell'alternanza": il segretario del Pd Enrico Letta risponde così in un'intervista alla domanda se riconoscerà l'eventuale vittoria degli avversari, senza delegittimazioni. A chi lamenta aggressioni nei confronti del centrodestra, Letta risponde che "ogni episodio di violenza e ogni minaccia vanno condannati con forza. È stato fatto". Poi aggiunge: "Rilevo che il vittimismo della destra si conferma un leit motiv delle campagne elettorali. In questa ha assunto tinte un po' più esasperate del solito". Letta osserva che "con Meloni abbiamo un rapporto civile da avversari politici. E i toni sono reciprocamente ruvidi", ma "il rischio che io segnalo non è tanto per le nostalgie del passato quanto per i proclami sul futuro. Dismessa la maschera del moderatismo, Meloni torna in queste ore quello che è davvero: antieuropeista, amica dei postfranchisti spagnoli di Vox, legata da una lunga comunanza politica con Orbán. È questo - e la deriva che sottende - che mi preoccupa". A Renzi, che ieri gli ha imputato diversi errori e l'ha definito agente di Meloni, Letta replica duro: "Io, che forse sono vecchio stile, continuo a credere che, nella politica come nella vita, contino la linearità e le strette di mano. Dopo dieci anni circa di questa storia la domanda che mi faccio è: quanto vale la parola di Renzi? La risposta la daranno gli italiani, io una mia idea di massima ce l'ho".

 


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