25 gennaio 2022, ore 16:46 , agg. alle 08:28
Il leader ha chiesto che si voti con due scrutini al giorno perchè il Paese ha bisogno di una guida
L'appello di Renzi
Mentre scriviamo, a Montecitorio è in corso il secondo scrutinio per l'elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica. Anche oggi sembra prospettarsi un nulla di fatto con centinaia di schede bianche. Dal Transatlantico, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha lanciato un appello del tutto condivisibile. "Spero che la presidenza inizi a far votare due volte al giorno: c'è una crisi pesantissima in Ucraina, la crisi economica su energia e gas, regole assurde a scuola per la dad, almeno il Parlamento abbia la consapevolezza di quello che si sta giocando. Il mio è un appello a fare presto", ha detto Renzi. Si tratta di una riflessione che ci sentiamo di fare nostra, completamente.
Il ritratto di una classe politica che non sa decidere
I due anni di pandemia e l'enorme momento di difficoltà che ha vissuto e sta vivendo il Paese, imporrebbero una chiamata alle armi delle forze politiche ai loro grandi elettori per votare al più presto il Presidente della Repubblica. La girandola di incontri delle ultime ore dà l'idea di una classe politica litigiosa, divisa, incapace di assumere sulle proprie spalle una responsabilità di tale livello con serietà e un obiettivo comune. D'altro canto, il balletto è iniziato molto prima, quando Mario Draghi ha accettato la carica di premier per far uscire il Governo dall'empasse e l'Italia dalla pandemia, gestendo al meglio il flusso di denaro in arrivo dall'Europa. L'immagine che i politici danno ai cittadini e che l'Italia dà agli occhi del mondo non è sicuramente vincente.
La res publica
Scomodando la lingua latina, è proprio la res publica, la cosa pubblica, o meglio la tutela della cosa pubblica, del bene comune, che i grandi elettori dovrebbero tenere a mente quando si presentano in aula a Montecitorio ed entrano nelle nuovissime cabine dei tempi del Covid. Gli egoismi di partito, i veti incrociati, i calcoli elettorali dovrebbero restare per una volta ai margini dell'agone politico nel nome di un accordo che porti al più presto un nuovo inquilino al Quirinale. Sono tanti i nomi che si fanno in questi giorni, a partire dal premier Draghi, ma serve, assolutamente, un'accelerazione.