Elezioni; in Basilicata centrodestra verso la vittoria; Europee, dietrofront di Schlein sul nome nel simbolo
Elezioni; in Basilicata centrodestra verso la vittoria; Europee, dietrofront di Schlein sul nome nel simbolo Photo Credit: Agenzia Fotogramma
22 aprile 2024, ore 18:30 , agg. alle 18:55
C'è il nome di Giorgia Meloni, e quello di Matteo Salvini, quello di Carlo Calenda e quello di Cateno De Luca, quello di Marco Cappato e quello di Marco Rizzo. C'è ancora il nome di Silvio Berlusconi. 42 i simboli depositati per il voto dell’8 e 9 giugno
In casa Forza Italia si respira aria di successo in Basilicata. Ma nessuno vuole parlare prima dell'esito ufficiale del voto. Bocche cucite anche nella sede del Comitato elettorale di Vito Bardi, l'azzurro candidato del centrodestra, che salvo clamorose sorprese, si avvia verso la conferma per altri cinque anni alla guida della Regione. Bardi è «chiuso» in una delle sale dell'albergo `La Primula´ con la famiglia e gli stretti collaboratori, scelto come quartier generale per lo spoglio, come nel 2019 quando vinse la competizione: nessun commento fino a quando il risultato elettorale non sarà definitivo.
Gli istant
Ma per gli Instant Poll commissionati da Telenorba, l’esito parla chiaro: il governatore uscente, Vito Bardi (centrodestra allargato a Matteo Renzi e Carlo Calenda) è nettamente avanti, con una forbice del 53-57%, seguito da Piero Marrese (centrosinistra) con una forbice del 41-45%, ed Eustachio Follia, candidato di Volt, con una forbice 1-3%. Per quanto concerne i partiti, Fdi tra il 23 e i 27, il Pd fra il 15 e il 19, il M5S fra il 14 e il 18, Fi fra il 12 e il 16, la Lega fra il 4 e l’8. Due elementi importanti da considerare: non era previsto né il voto disgiunto né il ballottaggio e quindi chi dei tre candidati alla presidenza prenderà più voti guiderà una Regione. L’affluenza definitiva è del 49,80%. Alle 23 di ieri sera l’affluenza era del 37,74%. Nel 2019 era stata del 53,5% ma si votava in un solo giorno.
Fi
Consapevoli di un risultato a due cifre significativo rispetto al 9 per cento delle scorse Regionali («supereremo sicuramente il 10%», assicura il presidente della Provincia di Potenza, Vincenzo Taddei), da Roma sono arrivati i big del partito azzurro, il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, fedelissimo di Antonio Tajani, e la ministra delle Riforme e coordinatrice regionale, Maria Elisabetta Alberta Casellati, che ha sempre fortemente creduto nella candidatura dell'ex generale della Gdf, difendendo i risultati ottenuto dal suo governo in questa `legislatura´. Per molti azzurri dopo l'Abruzzo, la Basilicata può essere l'Ohio d'Italia, anche grazie alle divisioni nella sinistra, a conferma della tenuta del partito in vista delle europee. Non a caso Barelli dice: «L'importanza e l'attenzione dei media e della politica a queste elezioni lucane è evidente, sia perché avviene a circa due mesi dalle elezioni europee, e sia per il baccano fatto dalla sinistra anche in Basilicata, rendendo questa elezione come quella dell'Ohio alle presidenziali americane...».
Schlein
Intanto per le Europee e il Pd l'ultimo nodo, quello del nome nel simbolo, Elly Schlein lo scioglie in diretta Instagram: "E' una proposta che divide e non rafforza la lista". La segretaria aveva chiesto e ottenuto il mandato della direzione nazionale per decidere se accogliere una proposta che, stando a quanto viene riferito, era nata durante il confronto con Stefano Bonaccini e gli esponenti di Energia Popolare prima del varo delle liste elettorali europee. Secondo questa ricostruzione, la minoranza dem avrebbe aperto al nome del simbolo. Lo stesso Bonaccini, da presidente del Partito Democratico, aveva presentato la proposta al parlamentino dem scatenando una levata di scudi generale. L'idea, infatti, era stata immediatamente interpretata come un cedimento al modello leaderistico che caratterizza altri partiti, a destra e non solo. Tra le ragioni a favore della proposta, tuttavia, c'è il fatto che il nome di Schlein avrebbe potuto attrarre voti anche fuori dal Partito Democratico, oltre al fatto che il nome sul simbolo avrebbe aiutato la stessa leader dem a incassare una mole di preferenza tale da metterne al sicuro il cammino anche di fronte a una eventuale sconfitta del Pd. Da qui le 24 ore di riflessione che la segretaria si è concessa e che, complici le polemiche seguite alla direzione, hanno portata a un 'no' senza se e senza ma. "Si è parlato in direzione, è stato proposto di inserire il mio nome nel logo elettorale. Ringrazio chi ha fatto quella proposta, ma il contributo migliore a questa squadra lo posso dare correndo assieme alla lista. Questa proposta mi è sembrata più divisiva che rafforzativa", ha spiegato Schlein confermando di candidarsi come capolista in due circoscrizioni, al Centro e nelle Isole. "Mi devo prendere la responsabilità e dare una mano a tutta la lista, ci sarò anch'io anche se rimarrò qui in Italia per confrontarmi con Giorgia Meloni in parlamento, giorno dopo giorno", spiega ancora la segretaria. "Voglio dare una mano anch'io", assicura Schlein, "sarò candidata a mi candido a portare più in alto possibile il Pd, la nostra famiglia socialista sarà l'unico vero argine alle destre nazionaliste e sovraniste in Europa, ho la speranza di poter dare una mano a eleggere il più possibile queste persone che si sono messe a disposizione". Da qui il ringraziamento a tutti i candidati che si sono voluti mettere a disposizione. "Sono stati giorni impegnativi di lavoro, di costruzione fatta davvero con grande attenzione, abbiamo ricevuto tante disponibilità di alto livello. Abbiamo approvato le liste senza voti contrari, e questo è un fatto significativo, sono molto contenta di questo risultato", rivendica Schlein prima di passare alle presentazioni, da Cecilia Strada a Lucia Annunziata, passando per le conferme Brando Benifei e Camilla Laureti.