Elly Schlein a RTL 102.5: “Il Pd non è diviso, ci sono personalità diverse”

Elly Schlein a RTL 102.5: “Il Pd non è diviso, ci sono personalità diverse”

Elly Schlein a RTL 102.5: “Il Pd non è diviso, ci sono personalità diverse”


La Segretaria del Partito Democratico sul nome nel simbolo del partito: “Non lo volevo”

La Segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, è stata ospite su RTL 102.5 in compagnia di Enrico Galletti, Giusi Legrenzi e Massimo Lo Nigro.

JOBS ACT

Guardiamo con interesse alle iniziative del sindacato, anche se il PD ora è impegnato nella campagna per le europee e sul salario minimo. L’ho detto dall’inizio che molti del PD avrebbero firmato e anche io, che nel 2015 ero in piazza con la CGIL contro l’abolizione dell'articolo 18. Quindi credo che ancora oggi il tema di come interveniamo sui licenziamenti ingiusti sia molto attuale. Era un punto fondamentale della campagna che abbiamo fatto alle primarie l’anno scorso, un punto di cucitura rispetto alle scelte sbagliate fatte in passato. Oggi continuiamo in Parlamento la nostra battaglia contro la precarietà. Incontrando tanti giovani mi chiedo come ci aspettiamo che possano fare una famiglia e costruirsi un futuro, perché se hai quella precarietà hai paura del futuro. Ci batteremo contro la precarietà e il lavoro povero, a differenza di quello che sta facendo la destra”.

DUE LINEE, DUE AGENDE, DUE ANIME CONTRAPPOSTE NEL PD?

Il PD fa i congressi, si discute e si sceglie una linea. Questo non vuol dire che smette di essere un partito plurale. Come ho detto che molti avrebbero firmato, ho detto anche che legittimamente altri non lo avrebbero fatto. Il punto importante oggi è che il PD è unito per le europee perché abbiamo votato insieme delle liste molto forti, mettendo insieme personalità della società civile che possono portare contributi preziosi sulle idee, e le migliori energie del Partito Democratico. Non vedo oggi un PD diviso come in tanti si spingono a raccontare. Il PD oggi è in buona salute, sarà un lavoro lungo costruire una forte identità. Abbiamo scelto i temi della sanità pubblica, della scuola, del lavoro, dei diritti e del clima come quelli su cui ricostruire il partito”.

Non abbiamo chiesto noi al governo di alzare bandiera bianca contro l'evasione fiscale. Il contrasto all'evasione è da continuare, il governo ha scelto un'altra strada, i condoni sono un segnale per chi fa il furbo. La politica è l'arte di scegliere dove mettere le risorse, che non sono infinite”.

L’INVIO DI ARMI A KIEV

Penso che il PD abbia tenuto fin dall'inizio una linea giusta. Supportare un popolo che è stato invaso criminalmente dalla Russia di Putin e chiedere contemporaneamente all'UE uno sforzo politico e diplomatico molto più forte di così per isolare la Russia. Creare le condizioni per cessare il conflitto e arrivare ad una pace giusta. Sarà il popolo ucraino a scegliere le condizioni. Ma è stato giusto sostenerli, altrimenti a quest'ora staremmo discutendo su come Putin abbia ridefinito i confini europei con l'uso dell'esercito e della forza militare”.

CECILIA STRADA E MARCO TARQUINIO CANDIDATI DEL PD CONTRO LE ARMI A KIEV

È un'anomalia pensare che sia una singolarità un partito che discute e dentro al quale ci siano personalità diverse. Per me le anomalie sono i partiti personali dove c'è un capo e non c'è una discussione. Io sono qui per dare al PD una linea chiara, non per sopprimere chiunque pensi diversamente, ci sono state altre stagioni per questo. Siamo uniti sull'obiettivo della pace, possiamo discutere su come arrivare alla costruzione di pace. Un conto è la linea del partito, un conto è il potere personale del candidato. Da una parte abbiamo chi parla di classi separate per disabilità e parla di stranieri nelle scuole, io non vedo italiani o stranieri, ma bambini che hanno lo stesso diritto di avere un'istruzione. Così come siamo impegnati per un salario minimo. Le cose che abbiamo in comune sono tante, poi se su alcuni terreni c'è un po' di discussione non è un male. L'importante è che la linea del partito sia chiara, il mio compito da segretario è fare una sintesi in questa pluralità”.

IL NOME SUL SIMBOLO? “NON LO VOLEVO”

Abbiamo avuto dei dibattiti per capire come io possa dare una mano a questa squadra in Europa. Alla fine abbiamo deciso che fosse quella di mettermi in campo accanto a loro, quindi nella lista del centro e delle isole, e accompagnare in qualche modo i candidati. Non era giusta l'altra la strada, che era più divisiva. È stata una lista fatta con il partito unito. Penso che questa sia la strada giusta; il nome sul simbolo non lo volevo, stavo riflettendo sull'opportunità di aiutare la squadra”.

IL CONFRONTO TV CON GIORGIA MELONI

Del confronto con Meloni stiamo discutendo del come, del dove e del quando. I dettagli sono in mano agli staff, io dico che ci sono e non mi tiro indietro. In democrazia è importante confrontarsi sulle idee. Le persone chiedono un'alternativa, noi vogliamo lavorare con le altre forze politiche sui temi importanti, mettere in valore le nostre idee e differenze e costruire insieme una visione alternativa a quella del nostro governo”.


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