08 febbraio 2019, ore 14:02
La giovane in stato vegetativo irreversibile per 17 anni dopo un incidente stradale avvenuto il 18 gennaio 1992
Il 9 febbraio 2009 moriva Eluana Englaro, il simbolo della lunga battaglia per ottenere il riconoscimento del diritto ad una "fine dignitosa". Un diritto sancito ufficialmente con l'approvazione nel 2017 della legge sul Biotestamento che tuttavia, dopo due anni, non decolla: all'appello, infatti, manca ancora il Registro o Banca dati nazionale delle Dat, che di quella norma rappresenta il fulcro che serve a garantirne la piena operatività. Ma la vicenda di Eluana, alla quale ne sono seguite altre analoghe, ha aumentato la consapevolezza degli italiani sulla questione del fine-vita. La legge sul Biotestamento regolamenta le scelte del cittadino stabilendo che in previsione di un'eventuale futura incapacità di autodeterminarsi ci sia la possibilità per ogni persona di esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto su accertamenti diagnostici, scelte terapeutiche e singoli trattamenti sanitari, inclusi l'alimentazione e l'idratazione artificiali.