13 gennaio 2023, ore 18:30
Le parti torneranno ad incontrarsi martedì 17 gennaio, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto sulla trasparenza dei costi del carburante varato martedì scorso dal Consiglio dei ministri e rivisto ieri. Le opposizioni però restano all’attacco
Le associazioni dei benzinai congelano lo sciopero, convocato da Faib, Fegica, Figisc e Anisa per il 25 e 26 gennaio, dopo l'incontro a Palazzo Chigi con i rappresentanti del governo. Le parti torneranno ad incontrarsi martedì 17 gennaio, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto sulla trasparenza dei costi del carburante varato martedì scorso dal Consiglio dei ministri e rivisto ieri. I gestori delle stazioni di servizio chiedono che venga messa fine alle polemiche sui rincari del costo della benzina, scattati dal 1 gennaio, quando è terminato lo sconto sulle accise varato lo scorso marzo dal governo di Mario Draghi dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e ritoccato al ribasso dal 1 dicembre dall'esecutivo di Giorgia Meloni. Ora lo sconto non c'è più e la benzina in città costa anche 2 euro al litro mentre in autostrada sfiora i 2,5 euro.
La contesa
E la contesa politica torna a concentrarsi sul peso delle accise sulla formazione del costo: la componente fiscale è pari al 58%, decisamente superiore al prezzo industriale (42%). Il governo ha preso atto del congelamento dello sciopero e della sospensione del giudizio da parte delle associazioni sul decreto legge in attesa della pubblicazione. Dopo l'analisi del testo, a quanto filtra, dovrebbe arrivare la revoca della serrata delle stazioni di servizio. "Abbiamo apprezzato il chiarimento avuto con Governo che ripristina una verità inequivocabile: i gestori non hanno alcuna responsabilità per l'aumento dei prezzi, né per le eventuali pretese speculazioni di cui si è parlato", spiegano Faib, Fegica e Figisc/Anisa. Poi aggiungono: "Ora è il momento di lavorare seriamente per restituire efficienza e piena legalità alla rete".
La riunione
Nel corso della riunione con il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, si sarebbe ragionato su diverse proposte di mediazione. Nel decreto varato in Cdm il governo ha inserito l'obbligo di esporre nelle stazioni di servizio il prezzo medio quotidiano dei carburanti a tutela dei consumatori ed un apparato di sanzioni - fino alla chiusura temporanea - per le violazioni recidive. Dopo l'incontro tra le parti si starebbe ragionando sulla possibilità che i benzinai non debbano più esporre il cartello con il prezzo medio ma che questo possa essere a disposizione dei consumatori su un sito web di servizio. Si starebbe parlando anche di una possibile modifica dei termini delle sanzioni.
Il decreto
Nel decreto, hanno fatto sapere ieri fonti del governo, non sarà previsto un nuovo meccanismo automatico di intervento sulle accise qualora il prezzo dei carburanti nelle stazioni di servizio tornasse a salire in maniera repentina. In presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio, e quindi del relativo incremento dell'Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato potrebbe essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa. Il testo fa riferimento a una norma contenuta nella legge di bilancio 2008 (articolo 1, commi 290 e 291), che consente di abbassare le accise tramite l'emanazione di un nuovo decreto qualora aumentino le entrate Iva e se il prezzo supera il 2% rispetto alla media del periodo e al valore indicato nel Def. Martedì le parti torneranno ad incontrarsi. Il primo banco di prova sulle oscillazioni dei prezzi potrebbe arrivare il 5 febbraio, quando è previsto lo stop all'acquisto di prodotti raffinati provenienti dalla Russia.