Esecutivo, Giorgia Meloni e Sergio Mattarella fanno muro, e dicono alla Francia: “Stop ingerenze”
Esecutivo, Giorgia Meloni e Sergio Mattarella fanno muro, e dicono alla Francia: “Stop ingerenze”
07 ottobre 2022, ore 18:34
Intanto 12 giorni dopo le elezioni, il toto-ministri riparte da una nota con cui fonti leghiste sembrano rilanciare le mire, per qualche ora messe da parte, del leader Salvini sulla poltrona di ministro dell'Interno. Il Viminale ancora casella cruciale
Giorgia Meloni affretta i tempi per la definizione della squadra ma continua a guardare all'Europa, alzando dei paletti. Al ministro francese Laurence Boone che avrebbe detto di voler vigilare sul "rispetto dei diritti e delle libertà in Italia" chiede di smentire la dichiarazione perché altrimenti sarebbe un'"inaccettabile" minaccia d'ingerenza esterna "contro uno Stato sovrano, membro dell'Ue".
La tutela
"L'era dei governi che chiedono tutela all'estero - avverte la leader di FdI - e' finita". Una presa di posizione molto netta che trova il plauso nel centrodestra e la condivisione di Carlo Calenda che invita i francesi a farsi "i fatti loro". Ma soprattutto trova un 'sigillo' da parte del Capo dello Stato Sergio Mattarella: "L'Italia sa badare a se stessa nel rispetto della Costituzione e dei valori dell'Unione europea".
Draghi
Intanto, a margine del vertice informale di Praga, Mario Draghi assicura che da parte dei partner Ue "c'è curiosità", nei confronti dell'Italia, come sempre "quando cambia un governo", ma "non preoccupazione". C'è rispetto della scelta degli italiani, ma - assicura - in politica estera la linea dell'Italia dovrebbe essere invariata".
Totoministri
E dodici giorni dopo le elezioni, il toto-ministri del nascente governo Meloni riparte da qui, da una nota con cui fonti leghiste sembrano rilanciare le mire, per qualche ora messe da parte, del segretario sulla poltrona di ministro dell'Interno: "Non ci sono veti di alcun tipo su Matteo Salvini, il cui ottimo lavoro ai tempi del Viminale non è in discussione". Un messaggio che conferma come sia ancora in alto mare la composizione della squadra di centrodestra. Anche perché è tuttora da risolvere, per la futura premier, il rebus del ministero dell'Economia.
Economia
La leader di FdI vorrebbe fino all'ultimo provare a superare il rifiuto del membro della Bce Fabio Panetta. Ma intanto si rincorrono altre ipotesi, su tutti i nomi dell'ex ministro Domenico Siniscalco, in discesa invece le quotazioni dell'amministratore delegato di Cdp Dario Scannapieco. Ad affiancare il futuro ministro potrebbero esserci sottosegretari politici: per FdI Maurizio Leo, per la Lega Federico Freni, per FI Gilberto Pichetto Fratin.
Interno e Trasporti
Al Viminale il candidato più accreditato resta il prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini, perché è assai improbabile che il leghista, su cui pende l'indagine per la vicenda Open Arms, possa occupare quella casella. A quel punto il segretario del Carroccio potrebbe andare al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha anche competenze sulla Guardia costiera. Ma Meloni preferirebbe per lui l'Agricoltura
Esteri e affari Ue
Al ministero degli Esteri potrebbe andare il coordinatore forzista Antonio Tajani. Se questa opzione saltasse negli equilibri interni al centrodestra, potrebbe trovare spazio una figura tecnica come Elisabetta Belloni, oggi capo dei servizi. Agli Affari Ue sempre più probabile l'arrivo di Raffaele Fitto, europarlamentare di FdI.
Famiglia e natalità
Salvini avanza intanto la richiesta di assegnare alla Lega il ministero della Famiglia, da rinominare "Famiglia e natalità". Tra i papabili per questo incarico c'è l'europarlamentare leghista Simona Baldassarre, responsabile per il partito di questi temi, paladina pro life e grande oppositrice del ddl Zan. Ma per FdI potrebbe ambire all'incarico Isabella Rauti.
Riforme e affari regionali
Delicata l'assegnazione del ministero delle Riforme, visto il progetto meloniano di riforma presidenzialista. Ma la Lega mette l'accento su un altro progetto, meno gradito a FdI, quello dell'Autonomia. E chiede di affidarlo, insieme alla delega agli Affari regionali, a un suo esponente.