Esecutivo, nuova rosa di Berlusconi agli alleati, Ronzulli verso il Turismo, spunta Tajani al Mise

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Intanto all'assemblea degli eletti di Camera e Senato nell'auletta dei gruppi di Montecitorio la bussola declinata da Giuseppe Conte, leader 5S, è "fare opposizione in modo serio e con il massimo impegno, non un ostruzionismo sistematico e preconcetto"

Oggi al lavoro sono gli sherpa. Poi, bisognerà stringere. Difatti domani si terrà il vertice dei leader per sciogliere i tanti nodi ancora intricati e permettere poi a Giorgia Meloni di definire la sua squadra di governo. In realtà, a meno di sorprese, bisognerà attendere il 21 ottobre per la nascita dell’esecutivo, quando Mario Draghi tornerà dal vertice europeo sull’energia.


Senato

La prima partita è quella dei presidenti delle Camere. In FdI si considera pressoché chiuso l’accordo: Ignazio La Russa al Senato e il leghista Riccardo Molinari alla Camera. Meloni non ha intenzione di cedere e vuole destinare la seconda carica dello Stato a un suo fedelissimo, di grande esperienza. Ma la Lega ancora tiene viva la candidatura di Calderoli per Palazzo Madama.


Economia

Tra i nomi per l’Economia, confermano da FdI, ci sarebbe quello di Giorgetti: sarebbe l’esponente del Carroccio a risolvere il rebus del Tesoro. Mentre è ancora apertissimo il caso Ronzulli. Berlusconi per lei continua a pretendere un dicastero di peso, «con portafoglio», se non la Sanità, come da prima richiesta, o le Infrastrutture o l’Agricoltura; possibile mediazione, il Turismo. Invece Antonio Tajani agli Esteri è una casella che sembra tra le più sicure, anche se si parla pure di Mise, come nuova volontà del Cavaliere. Urso è sempre più solido alla Difesa, il prefetto Piantedosi rimane favorito per gli Interni, Nordio alla Giustizia.


Lavoro

E l'unica casella del puzzle sul nuovo governo a non essere ancora entrata nel toto-ministri è il dicastero del Lavoro al momento fuori dal tourbillon di indiscrezioni che stanno accompagnando la nascita dell'esecutivo. Dietro le quinte tuttavia si sta giocando una partita importante considerati i dossier sul tavolo, dalla riforma delle pensioni al Rdc, dal salario minimo alle crisi industriali. E se in un primo tempo si era anche ipotizzato l'arrivo a via Veneto del leader della Lega Matteo Salvini, attualmente il focus sembrerebbe essersi spostarsi verso un tecnico d'area: nel borsino infatti salirebbe, secondo quanto riferiscono fonti ben informate, la Presidente del consiglio nazionale dell'ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone. Una scelta quella del ministro del Lavoro che dovrà essere 'calibrata', politicamente, anche con le indicazioni sulle presidenze delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato alle prese con partite parlamentari importanti. Un dicastero di punta, certo non marginale, quello di via Veneto cui toccherà sciogliere alcuni dei nodi che si trascinano da anni e al centro di una campagna elettorale intensa ma più ancora, alla luce delle emergenze economiche degli ultimi anni, dal Covid alla guerra Russia-Ucraina, un ministero al quale toccherà garantire la tenuta sociale del Paese alle prese con salari sempre più poveri, un precariato sempre più diffuso e una crisi occupazionale che si farà più pesante causa transizione energetica, assicurando per questo un raccordo con le parti sociali e un canale di comunicazione privilegiato tra Palazzo Chigi e sindacati.


M5S

Intanto "non facciamo di questa nostra attività un 'mestiere'": con alle spalle mezza legislatura da capo del Governo e di fronte la prospettiva del primo mandato da deputato (per le regole del M5S ne può svolgere due, pari a dieci anni se le legislature vanno a scadenza naturale) Giuseppe Conte lancia questo richiamo alle origini del Movimento, concludendo la sua relazione introduttiva all'assemblea degli eletti di Camera e Senato nell'auletta dei gruppi di Montecitorio. La bussola di Conte è "fare opposizione in modo serio e con il massimo impegno", non "un ostruzionismo sistematico e preconcetto", l'appello "motivazionale" agli eletti si completa con la richiesta di non considerare i fine settimana "momento di relax famigliare", l'impegno politico sul territorio chiama: "Deve essere anche momento di confronto con cittadini", ammonisce. Scontata la rivendicazione del "quasi-successo" elettorale (più di metà dei voti persi rispetto al M5S del 2018, ma oltre il 5 per cento recuperato in due mesi rispetto ai sondaggi estivi molto negativi). "Il Movimento - ricorda l'ex premier – ha attraversato la fase più travagliata della sua storia, in cui tutti ci davano per scomparsi, dispersi". Ma, sottolinea con orgoglio, "sono tanti i cittadini che hanno superato il cerchio di fuoco eretto dal 'sistema' contro di noi e hanno compreso la difficoltà di agire in un contesto che ci voleva emarginare". Per il resto, racconta qualcuno dei presenti, si tratta di una riunione "di benvenuto". Presenti alcuni big storici come Paola Taverna, oggi vicepresidente del M5S, e il presidente uscente della Camera, Roberto Fico, assenti le trame fra le forze politiche di maggioranza e opposizione per le cariche istituzionali: "Non si è parlato di questi argomenti", conferma più d'uno dei parlamentari stellati; del resto, sono ancora incorso le grandi manovre sulle presidenze delle Camere e gli equilibri di governo all'interno della coalizione vincente del centrodestra. Solo in una fase successiva si aprirà la partita delle poltrone da assegnare alle opposizioni (peraltro al momento divise e in aspra competizione fra loro), che potrebbe sbloccare anche la partita interna dei capigruppo dei 5 stelle.


Ucraina

Conte poi respinge davanti ai cronisti le accuse di "ambiguità" sull'Ucraina lanciate al suo indirizzo dal leader di Azione Carlo Calenda, e rilancia la posizione del Movimento. "La pace non ha colori, e l'unica via d'uscita è un negoziato di pace. Vogliamo una conferenza sulla sicurezza, una conferenza internazionale, vogliamo che sia sotto l'egida delle Nazioni Unite e con il sostegno della Santa Sede". Ai suoi in assemblea sottolinea l'impegno nella manifestazione per la pace in corso di organizzazione, "vi prenderemo parte - dice - senza bandiere". Poi ribadisce le critiche al governo, alle altre forze politiche e agli alleati europei e Nato: "Siamo sull'orlo di un rischio nucleare. Ma non c'è nessuna discussione sulla strategia". A giudizio dell'ex premier "un diffuso interventismo bellicista prova a rintuzzare qualsiasi discussione. Un finto patriottismo cerca di mettere la mordacchia a qualsiasi interrogativo, a qualsiasi tentativo di discussione. Usano in modo vergognoso l'accusa di filo-putinismo come una clava per soffocare qualsiasi democratico confronto. Perfino quando abbiamo invocato una discussione in Parlamento, come si addice a una democrazia parlamentare, ci siamo scontrati con un muro insormontabile”.


Le misure

Passaggio obbligato infine sulle misure-bandiera del M5S, minacciate dalle intese programmatiche nel centrodestra vincente: per Conte, sui possibili miglioramenti "intendiamo confrontarci con tutte le forze politiche" ma il mandato degli elettori "è chiaro nella richiesta di difendere tutte le buone misure introdotte quando eravamo al governo, a partire dal reddito di cittadinanza, dal superbonus, dalla legge anticorruzione". Due i messaggi recapitati alla leader di Fratelli d'Italia, vincitrice delle elezioni: per Conte "è importante che il nuovo Governo abbandoni subito le rivendicazioni parolaie legate a un nazionalismo isolazionista e le derive antidemocratiche del governo ungherese". Inoltre, sul tema della crisi economica e del caro energia, "invitiamo - dice - Giorgia meloni, premier in pectore, a rivedere il suo proponimento di non fare scostamenti di bilancio".

 


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