01 maggio 2019, ore 10:00
Il primo maggio del 1994 l'incidente choc, aveva 34 anni e 3 mondiali vinti
Non avrebbe voluto scendere in pista quel maledetto primo maggio di venticinque anni fa. Lo choc per la morte del pilota austriaco Roland Ratzenberger avevano reso il gp di Imola pieno di tristi presagi: ma lo show non si era fermato e il finale tragico si è portato via il pilota, lo sportivo, l'uomo che nessuno da allora ha mai smesso di amare. Un quarto di secolo senza Ayrton Senna, e non è un'assenza come le altre, perché lui non era un campione come tanti, poteva salire su una macchina qualsiasi e il colore non avrebbe fatto differenza. I tifosi lo seguivano ovunque, perché era lui che amavano. In questi venticinque anni il ricordo del pilota-fenomeno non si è mai spento: libri, film, omaggi in tutto il mondo. La Formula Uno di oggi è un'altra storia, ha salutato nuovi campioni, ha visto scorrere sfide e pure tanta noia, ma quell'urto mortale alle 14,17 del 1 maggio 1994 ha tolto per sempre alle corse un pezzo di anima.
Aveva 34 anni, tre mondiali vinti, e quella domenica un'inquietudine che lo voleva quasi far rinunciare a correre. Il week end maledetto era cominciato con l'incidente senza conseguenze a Rubens Barrichello, era proseguito nelle prove del sabato con la tragedia di Ratzenberger: l'incidente mortale alla curva Villeneuve dell'austriaco aveva sconvolto tutti, Senna per primo. Il campione brasiliano aveva corso quel poco di Gp prima dello schianto con la bandiera dell'Austria nella monoposto: fu ritrovata nella Williams sporca del sangue di Senna. "Nessuno ci ha ordinato di correre in formula 1, ma non siamo pagati per morire" aveva detto contestando l'avvento di regole nuove che avevano tolto sicurezza alle macchine e ai piloti.
Argomenti
25 anni
Ayrton Senna
Formula 1