13 aprile 2021, ore 12:38 , agg. alle 14:27
L'Unione Europea pone paletti per la nascita della nuova compagnia, che dovrà subire un ridimensionamento: meno aerei, meno rotte e meno dipendenti; i sindacati sul piede di guerra dicono no ai tagli
E’ una patata bollente almeno da un paio di decenni, tutti i governi ci sono dovuti passare. Alla ricerca di un precario equilibrio tra i costi da tagliare e i posti di lavoro da mantenere. La pandemia ha gettato tutto il mondo dei trasporti in una profonda crisi, il problema Alitalia non può più essere rimandato. Ora – per dare un futuro alla compagnia di bandiera- entra in scena l’esecutivo guidato da Mario Draghi, che dovrà superare un terzo ostacolo: quello dei paletti posti dall’Unione Europea. La trattativa è in una fase delicata, sono giorni caldi. Il dimagrimento della compagnia ormai pare scontato, anche se i sindacati provano ancora ad opporsi.
RIMPICCIOLIRSI PER SOPRAVVIVERE
Si sta lavorando alla costituzione di Italia Trasporto Aereo, una newco pubblica creata per rilanciare Alitalia. Rilancio, ma in piccolo. La compagnia avrà meno aerei, meno rotte, meno dipendenti. Ma è l’unico modo di sopravvivere. La nuova Alitalia avrà a disposizione 47 aerei, poco meno della metà rispetto alla flotta attuale; sei saranno di grandi dimensioni, da utilizzare per le rotte intercontinentali; gli altri verranno indirizzati sul mercato nazionale e su quello europeo. Almeno tre grossi velivoli saranno poi dedicati al cargo, il trasporto di merci ha dato ottimi risultati anche in tempo di pandemia. I dipendenti, da quasi 11.000, scenderanno a 4800, compresi piloti, hostess, lavoratori di terra e addetti alla manutenzione. Questi ultimi potrebbero essere esternalizzati.
I VINCOLI DI BRUXELLES
L’Unione Europea non molla: vuole una compagnia più agile, che si mantenga da sola e che non approfitti troppo degli aiuti di stato ( che in tempo di pandemia sono stati concessi anche alle altre compagnie aeree del Vecchio Continente). Bruxelles chiede che la nuova Alitalia ceda alla concorrenza parte degli slot ( cioè i permessi di decollo e atterraggio) di cui attualmente dispone, in particolare dagli aeroporti di Milano Linate e Roma Fiumicino. L’auspicio è che una compagnia più agile riesca a decollare per poi crescere negli anni a venire. Ovviamente la nuova Alitalia sarebbe troppo piccola per sopravvivere da sola, avrebbe bisogno di una alleanza con una grande compagnia: due le ipotesi, o i francolandesi di Air France-KLM o i tedeschi di Lufthansa. Il rischio di diventare una loro sussidiaria è concreto, ma la legge del mercato prevede che chi guadagna va avanti, chi perde soldi deve cambiare rotta.
IL NO DEI SINDACATI
I sindacati fanno il loro lavoro e cercano di mantenere gli attuali livelli di occupazione. Ma è una “Mission impossibile”. I tagli sono inevitabili. Oggi i rappresentanti dei lavoratori hanno lanciato l’ennesimo allarme: “Le risorse sono esaurite, è a rischio l’operatività della compagnia, c’è il pericolo che gli aerei vengano messi a terra”. C’è anche chi fa finta di non capire e dice “no a una compagnia bonsai, è inaccettabile un piano al ribasso”. Avere una grande ed efficiente compagnia, che colleghi l’Italia con ogni angolo del pianeta, piacerebbe a tutti. Ma la domanda è: chi paga?