Festa del Cinema di Roma 2024, Il treno dei bambini: il canto nazionalpopolare di Cristina Comencini
22 ottobre 2024, ore 16:00
Dopo l’anteprima alla kermesse romana, la pellicola arriverà direttamente su Netflix il prossimo 4 dicembre
Dal bestseller di Viola Ardone, arriva alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, un film epico e struggente. Un viaggio attraverso la miseria, ma anche la generosità dell’Italia del dopoguerra, vista dagli occhi di un bambino diviso tra due madri. Una favola realistica che si nutre della grande tradizione del nostro cinema e soprattutto mette in scena uno straordinario cast di bambini che con forza e disinvoltura, arrivano dritti al cuore dello spettatore. Il treno dei bambini è il nuovo film di Cristina Comencini che, dopo l’anteprima alla kermesse romana, arriverà direttamente su Netflix il prossimo 4 dicembre.
IL TRENO DEI BAMBINI, LA TRAMA IN BREVE
1946. Amerigo ha otto anni e non si è mai allontanato da Napoli e da sua madre Antonietta. Il suo mondo, fatto di strada e povertà, però sta per cambiare. A bordo di uno dei “treni della felicità” passerà l’inverno al nord, dove una giovane donna, Derna, lo accoglierà e si prenderà cura di lui. Accanto a lei Amerigo acquista una consapevolezza che lo porta ad una scelta dolorosa che cambierà per sempre la sua vita. Gli serviranno molti anni per scoprire la verità: chi ti ama non ti trattiene, ma ti lascia andare. Il libro di Viola Ardone ha rivelato a molti una storia dimenticata del nostro dopoguerra. Decine di migliaia di bambini poverissimi di Napoli, ma anche di altre città del centro sud, furono accolti da famiglie contadine emiliane. Un viaggio epico, organizzato dall’Unione Donne Italiane, che racconta un’Italia impegnata nello slancio solidale. Allo stesso tempo il libro narra, attraverso la storia del bambino Amerigo e delle sue due madri, le fratture nella vita dei singoli che restano insanabili dopo le guerre. “Sono sempre stata interessata alle storie personali che si svolgono in una Storia più grande” - ha affermato la regista Cristina Comencini - “Mi è sembrato inoltre di raccontare una vicenda passata ma attualissima: il biennio 1945-1947, in cui si organizzarono i treni dei bambini, è un periodo in cui sembrava possibile un Paese unito.”
UN CINEMA DI BAMBINI, POETICO E REALISTICO
Luigi Comencini è passato alla storia per essere stato un grande regista di bambini; non a caso una delle cose più riuscite del suo adattamento di Pinocchio, era proprio la straordinaria interpretazione del piccolo Andrea Balestri. Incredibile come un talento simile nel gestire in scena i bambini lo abbia assimilato anche la figlia, Cristina Comencini. La forza della pellicola risiede soprattutto nella straordinaria disinvoltura con la quale i piccoli interpreti si muovono nel racconto tessuto dalla regista. Sono così veri, naturali, empatici da lasciare senza fiato. Ma “Il treno dei bambini” è anche molto di più. È così aggraziato e poetico ma anche realistico e drammatico, così fiabesco ma anche così impregnato dal sudore e dalla sporcizia della miseria e della povertà. Come nella migliore tradizione della nostra commedia, che la Comencini sembra conoscere bene, si ride e si piange, con tenerezza e umanità. Forse mai come in questo film, l’Italia, rappresentata tramite i dialetti e anche le province, risulta unita e coesa nell'affrontare alcuni problemi, e allo stesso tempo così piena di contraddizioni e divergenze. Uno spaccato molto profondo e per nulla banale su cui riflettere tanto.
Giganteggia sopra ogni cosa Serena Rossi che si mangia letteralmente il film. Il suo personaggio sembra ricalcare gli stilemi tipici delle interpretazioni storiche di Sophia Loren, ma non solo per la napoletanità con la quale si esprime, ma anche nella forza e nella passione che getta in ogni momento. Ancora una volta in questa 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma, torna una rappresentazione ottimistica del partito comunista italiano, così com’era già accaduto nel film d’apertura della kermesse "Berlinguer" di Andrea Segre.
Ottima annata per le sorelle Comencini che, a distanza di pochi mesi, mettono a segno due film diversi ma così profondamente interessanti. Magnifico anche “Il tempo che ci vuole” di Francesca, la più piccola delle due, una storia intima, privata e raccontata in prima persona, che mette in risalto un certo tipo di cinematografia più contemporanea e personale. Qui invece, ne “Il treno dei bambini”, c’è quello stile più classico e tradizionale, molto più vicino per deformazione di pensiero al cinema di Luigi Comencini, ma che conserva una potenza e una sensibilità veramente notevole. Nota di merito per la maestosità delle musiche, dirette da Nicola Piovani, un vero e proprio asso nella manica.