Festa del cinema di Roma, Poker face di Russell Crowe è un film sbilenco, smielato e totalmente fuori sincro
18 ottobre 2022, ore 10:00
Presentato nella sezione Alice nella città, è il secondo film che vede l’ex gladiatore nei vesti di regista dopo il film d’esordio del 2014 The water diviner
Uno dei protagonisti più attesi della 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma era sicuramente Russell Crowe, attore diventato celebre soprattutto qui in Italia per il film del 2000 Il Gladiatore diretto da Ridley Scott. Sabato pomeriggio è stato il protagonista assoluto di una masterclass dove, nella suggestiva cornice dell’Auditorium Conciliazione all’ombra di San Pietro, ha intrattenuto pubblico e giornalisti con una vera e propria lezione di cinema e di vita, piena zeppa di consigli, aneddoti e curiosità sulla sua lunga carriera. Sarebbe stato tutto perfetto se ci si fosse fermati qui, e invece nella sezione di Alice nella città l’attore diventato anche regista ha presentato il suo ultimo film Poker face dove figura anche dietro la macchina da presa.
Poker face, la trama del film
Il film racconta la storia di Jake (Russell Crowe), un giocatore d'azzardo miliardario che decide di riunire i suoi più grandi amici nella sua tenuta di Miami per una partita di poker speciale. La vittoria permetterebbe ai partecipanti di vincere più denaro di quanto abbiano mai sognato, ma in cambio dovranno rinunciare a qualcosa che hanno tenuto premurosamente nascosto per la loro intera vita: i loro segreti. Nel cast del film anche RZA, Elsa Pataky e Liam Hemsworth.
Un film sul poker senza poker con eccessivo buonismo
Una delle prime cose che si evince dalla visione della pellicola è che Russel Crowe sia obiettivamente invecchiato. Non tanto nell’aspetto fisico, quanto da un punto di vista artistico. Il passaggio alla regia non gli è particolarmente congeniale e rovina perfino la sua interpretazione che in Poker face è ridotta ai minimi termini. L’intuizione di base poteva anche essere buona ma il tutto viene appesantito da un eccesso di sentimentalismo smielato, da una regia totalmente inefficace e soprattutto da una storia che si perde non riuscendo a mantenere il suo baricentro. Sarebbe dovuto essere un film sul poker ma, salvo qualche piccola scena per altro verbosa e poco cinematografica, il poker è totalmente ridotto in un angolo. Manca il guizzo, manca la tecnica capace di travolgere lo spettatore e tenerlo sulle spine e soprattutto manca una coesione della storia che a volte sembra andare in una direzione e altre a volte ne imbocca un'altra, senza il minimo di coerenza. Non che ci si aspettasse nulla di che, anzi forse se in cabina di regia ci fosse stato qualcuno di più esperto il film si sarebbe potuto anche salvare in calcio d’angolo. E invece, un po' come a poker, è tutto un grande e cocente bluff.