29 settembre 2020, ore 02:42
Antonio De Marco per un periodo ha vissuto nella stessa casa delle vittime, si cerca ancora il movente
E' stato arrestato il presunto omicida dei due fidanzati Eleonora Manta e Daniele De Santis, uccisi la sera del 21 settembre a Lecce. Si tratta di Antonio De Marco, 21 anni, che per un periodo è stato coinquilino delle vittime. Il giovane, che studia scienze infermieristiche, è originario di Casarano, piccolo centro nel Leccese. I corpi delle vittime sono stati rinvenuti sulle scale del palazzo, ed alcuni testimoni avrebbero visto fuggire un uomo vestito di nero, con uno zainetto giallo e con in mano un coltello. Alla identificazione del presunto omicida si è giunti attraverso le immagini delle di videosorveglianza, intercettazioni e una perizia grafica sui bigliettini sporchi di sangue che erano stati persi dall'assassino nella fuga. Nei giorni scorsi erano stati acquisiti anche i contratti di affitto della casa del giovane arbitro, dai quali verosimilmente si è risaliti all'identità di De Marco. "L'unica cosa che non è stato possibile ricostruire secondo l'impostazione accusatoria è il movente, è solo parzialmente ricostruito - ha spiegato il procuratore Leonardo Leone De Castris - è per questo che ci siamo attenuti unicamente a dati tecnici, allo sviluppo di elementi oggettivi".
Fortissima premeditazione
"Sicuramente c'è stata una fortissima premeditazione - ha sottolineato il procuratore - e questo è rinvenibile sia dalle attività di ispezione che il soggetto ha fatto nei giorni precedenti e anche il giorno dell'episodio, sia dall'esame del bigliettino, dei famosi 5 foglietti persi durante la fuga, dove non soltanto vi è uno studio dell'itinerario da seguire per evitare le telecamere e agire in sicurezza, ma vi è anche la programmazione delle modalità dell'azione omicidiaria, che sarebbe dovuta essere preceduta anche da un'attività preliminare prodromica all'omicidio. Ciò che è stato rinvenuto nell'abitazione, le striscette stringitubo e altro materiale, ci indicano questa pista e ci fanno propendere per l'ipotesi che l'omicidio dovesse in realtà essere una rappresentazione anche per la collettività".