Finiscono in archivio i delitti dei frati di Mazzarino.Condannati per estorsione, oggi il convento è occupato dalle suore
Finiscono in archivio i delitti dei frati di Mazzarino.Condannati per estorsione, oggi il convento è occupato dalle suore
15 novembre 2021, ore 08:00
Una terribile storia che ci riporta alla metà del secolo scorso che ha quali protagonisti quattro frati accusati di vari delitti. Il loro convento oggi è occupato solo da suore
Una terribile storia che ci riporta all’Italia degli anni’50/60 del secolo scorso e che ha per protagonista quattro frati del covnento di Mazzarino, accusati di aver insanguinato la provincia siciliana con i loro delitti. Quattro frati, che in quel convento vivevano, vennero arrestati con accuse pesantissime: associazione a delinquere, estorsioni, omicidi e tentati omicidi. Una vicenda nata a metà del 1959 e che si protrasse negli anni ’60 e che oggi finisce in archivio, non per prescrizione, ma perché il convento dove i quattro hanno vissuto è occupato solo da suore. Oggi le stanze sono occupate solo 4 monache. La curia sostiene che si tratta solo di “mancanza di vocazioni”. Per qualcuno è anche la fine di un'epoca, ma soprattutto di una vicenda controversa.
La storia
Padre Venanzio, padre Agrippino, padre Carmelo e padre Vittorio, furono arrestati dopo essere stati denunciati da una guardia municipale di Mazzarino, Giovanni Stuppia, che venne ferito dopo un tentativo di estorsione. Qualcuno gli sparò due revolverate alle gambe mentre rincasava. Probabilmente creduto morto, l’uomo riuscì a trascinarsi fino alla stazione dei carabinieri per denunciare l’accaduto. Stuppia raccontò ai militari chi lo aveva ridotto così, facendo i nomi dei frati del convento di Mazzarino ai quali, disse, avrebbe dovuto consegnare del denaro. La vittima tirò in ballo anche l'ortolano del convento, Carmelo Lo Bartolo, e tre complici, Girolamo Azzolina, Giuseppe Salemi e Filippo Nicoletti. La notte del 5 maggio del 1959, il blitz dei carabinieri e l’arresto di tutta la banda. Riuscì a fuggire solo l’ortolano. Lo Bartolo, si venne a sapere, era la mente della banda dei frati. L’uomo venne catturato a Ventimiglia alcuni mesi dopo con venti milioni di lire in tasca, mentre stava per acquistare una villa. Si tolse la vita il giorno prima dell’interrogatorio al processo, nel carcere di Caltanissetta.
I processi
La giustizia fece il suo corso. Il primo processo si concluse il 22 giugno del 1962 e portò alla condanna a trent'anni per Azzolina e Salemi, mentre Nicoletti ebbe 14 anni di carcere. Assoluzione per i quattro frati del convento di Mazzarino per non avere commesso il fatto il primo, per avere agito in stato di necessità gli altri tre. Nel processo d’appello vennero confermate le condanne emesse in primo grado, con l’aggiunta della condanna anche per i frati Venanzio, Agrippino e Carmelo a 13 anni. L’unico assolto fu frate Vittorio. La Cassazione però annullò le condanne, ordinando un nuovo processo. Nel frattempo padre Carmelo era morto. In questo nuovo processo frate Venanzio e frate Agrippino furono condannati ad otto anni. Più pesante la condanna per Nicoletti, 14 anni, Azzolina 24 anni e 17 anni a Salemi. La Cassazione rese definitive le condanne il 30 settembre del 1967. I due frati si costituirono poco dopo. Tra condoni e buona condotta furono scarcerati il 5 luglio del 1969.
I frati sono dei santi
Le stanze del convento di Mazzarino conservano affreschi di oltre trecento anni fa, diversi libri, tutti catalogati con cura e i segreti di quella banda, ma soprattutto sull’edificio continua ad aleggiare una fama sinistra, anche se il priore Deodato non accettò mai il verdetto dei giudici, sostenendo che “Quei frati sono dei santi” mostrando il diario scritto in cella da padre Venanzio. Dieci anni dopo la morte del frate, la salma fu riesumata e aperta la cassa il cadavere di frate Venanzio apparve ancora intatto, come se dormisse. Un santo, come venne descritto dai suoi confratelli. O un diavolo come era stato descritto dalle cronache giudiziarie?