Francia, 10 anni fa la strage di Charlie Hebdo
07 gennaio 2025, ore 12:00
Il 7 gennaio 2015 l’attentato nella redazione del giornale satirico francese
#JesuisCharlie. Era il 7 gennaio di 10 anni fa e tutti i social media esistenti (all’epoca la maggior parte delle persone utilizzava ancora Facebook) venivano colonizzati da questo hashtag, condiviso per mostrare solidarietà a uno dei giornali satirici più famosi e controversi d'Europa, Charlie Hebdo, colpito da un violento attentato perpetrato dai fratelli Kouachi. I due terroristi avevano fatto irruzione nel quartier generale del settimanale muniti di armi da fuoco, uccidendo dodici persone (tra cui il direttore Stéphane Jean-Abel Michel Charbonnier, noto come Charb).
Le controversie
Non si trattava certo del primo episodio di violenza contro i dipendenti e i collaboratori del giornale. Charlie Hebdo, sin dal 2006, si è sempre distinto per il tono irriverente che i fumettisti adottano nella realizzazione delle loro vignette. Quel sottile confine tra libertà di satira e provocazione che interroga le sensibilità dei lettori e che, in alcuni casi, viene percepito come puro insulto. Storicamente, sono state le vignette che mettevano al centro dello sberleffo il profeta Maometto a scatenare i più violenti moti di indignazione, alcuni dei quali sfociati in veri e propri gesti di violenza. A fomentare ancora di più il clima di tensione, una popolazione – quella francese – particolarmente variegata e multietnica; intere città in cui le difficoltà di integrazione nel tessuto sociale dei cittadini immigrati di seconda generazione rimangono sottotraccia, pronte a riaffiorare in quartieri più complessi (come le famose “banlieue”, le periferie).
Nel 2011, un primo attentato aveva scosso la redazione del giornale: nella notte tra il 1° e il 2 novembre diverse bombe Molotov erano state lanciate contro il quartier generale del settimanale, mentre un attacco hacker rendeva impossibile l’accesso al sito internet.
Il 2015
A scatenare l’ondata di solidarietà più sentita e capillare, però, fu il secondo attentato subito dal giornale, quello del 7 gennaio 2015. Due uomini armati con fucili di assalto fecero irruzione nella redazione sparando sui presenti. Il bilancio finale: 12 morti (10 collaboratori del settimanale e due poliziotti). Il commando uccise a sangue freddo urlando “Allahu akbar” e “Il Profeta è stato vendicato”. Inseguiti dalle forze dell’ordine i due terroristi conclusero la fuga barricandosi in uno stabile sede di una piccola azienda, nella periferia parigina, morendo poi durante lo scontro a fuoco con gli agenti il 9 gennaio.
10 anni dopo
A 10 anni dall’attentato, tante sono le riflessioni che in Francia (e nel resto del mondo) vengono condivise da politici e intellettuali per ricordare la strage e per sottolineare l’importanza della libertà di espressione.
''La voglia di ridere è un aspetto della natura umana. Tutto hanno voglia e bisogno di ridere. Abbandonare la satira, significa abbandonare una parte di umanità". Questo il commento dell’attuale direttore di Charlie Hebdo, Riss, intervenuto ai microfoni di France Inter. ''L'ironia e la satira – prosegue Riss – sono universali. All'estero, ci sono ancora persone che 'sono Charlie'. Ovunque nel mondo, della persone capiscono cosa significhi Charlie'".
E mentre il ministro dell’Interno francese Bruno Retailleau, intervistato dal quotidiano le Parisien, avverte che “La minaccia terroristica non è mai stata così presente”, il presidente Emmanuel Macron ha confermato l'intenzione di costruire un Museo-Memoriale del terrorismo nei pressi di Parigi, ''così come venne annunciato'' nel 2018. Il progetto era stato accantonato nei mesi scorsi dall'ex governo del premier Michel Barnier.