Fuori fuoco, il libro di Antonello Venditti

Fuori fuoco, il libro di Antonello Venditti

Fuori fuoco, il libro di Antonello Venditti


Nella libreria della Galleria dedicata ad Alberto Sordi, nel cuore di Roma, il cantautore incontra i suoi fan e presenta il suo libro: tra immagini e racconti di vita

Lui usa la musica e le parole per raccontare e raccontarsi. In questo libro usa anche le immagini. Oltre 200 pagine i cui racconti si intervallano con foto che puntellano la vita del cantante, tra esordi nel Folkstudio di Trastevere, amici -con i quali ha scritto le più importanti pagine della musica leggera italiana-, concerti evento per celebrare la sua Roma, momenti privati di quando era piccolo -con i genitori-, fino a quando è diventato papà di Francesco -il figlio avuto con la regista e attrice Simona Izzo-. Tutto questo e molto altro, attraverso un viaggio che si può leggere e guardare. Venditti giovanissimo e De Gregori, Lucio Dalla (l’amico di ‘ci vorrebbe un amico’), Rino Gaetano, ma anche Carlo Verdone e Valter Veltroni, tutti in una lunga carrellata, che sembra la pellicola di un film che parte in bianco e nero, poi diventa il colore cupo di un primo piano un po’ ‘fumoso’.

ANTONELLO

Antonello è sempre Antonello. Abbronzato, dietro gli occhiali a goccia scuri e graduati -a cui dedicherà un una breve parentesi per raccontare di quello che diventerà simbolo e feticcio del cantante-, e la romanità che è la cifra stilistica per eccellenza di Venditti, smentendo l’idea che lui sia figlio del popolo trasteverino, e svelando le sue origini piccolo borghesi. Il manuale segue un percorso cronologico definito, con i genitori che sono croce e delizia del suo percorso, ciò da cui tutto ha inizio. Le difficoltà, le botte (prese dal padre, braccio armato della mamma) e l’ironia "che si impara come la musica", entrambi diventano il viatico per la libertà. La difficoltà di essere intrappolato in un corpo che non accettava e che non era accettato, perché troppo grasso, l’emancipazione attraverso un rigoroso stile alimentare, e la sua voce, potente da far paura: “se urlo se svegliano i morti!”. Poi inciampa nelle incubatrici del suo successo: il Folkstudio, una fucina di talenti, dove incontra De Gregori, di cui dice “siamo fratelli siamesi”, e il castello di Garimate, uno studio di registrazione (lo definisce una comune artistica) nel quale iniziano le contaminazioni con tantissimi artisti, tra i quali Pino Daniele, Roberto Vecchioni e Luca Barbarossa.

L'INFANZIA

Esiste il patriarcato e il matriarcato, in casa mia comandava mia madre che era molto severa, mio papà era l’esecutore della severità della mamma”. Le punizioni a guardare la porta della cucina sono stati momenti di liberazione “mi permettevano di pensare e di creare. Pianoforte e voce sono stati i miei segreti e la mia libertà”. I genitori lo volevano avvocato, Venditti si è laureto in filosofia del diritto, ma non smette mai di creare musica per sentirsi libero. “Mio padre mi ha sempre dato un sacco di botte, ma non l’ho mai sentito violento. Con lui c’era un forte rapporto, una volta ci siamo ubbriacati con caffè borghetti prima di una partita della Roma, fu un momento fondativo del nostro rapporto” chiosa il cantante.

L’AMICO FRANCESCO

Con Francesco andavamo a suonare in posti sbagliati, dove la nostra musica non era capita, allora usavamo le barzellette” racconta il cantante. Venditti aveva un Maggiolone con il quale andava alle serate con De Gregori. “Una volta da Fabbro dovevamo andare a Milano, ci siamo ritrovati all’Eur, eravamo un po’ ubriachi. Io e Francesco siamo un doppio, è discorso intimo, potremmo svelare delle bugie… siamo fratelli siamesi. Alla nascita ci hanno separato, poi ci siamo ritrovati. Ci siamo scambiati le canzoni, ognuno interpreta il testo dell’altro e diventa un dialogo tra noi, le cose che cantiamo insieme si trasformano in cose nuove”

L’AMICO LUCIO

“Ci somigliamo, abbiamo in comune pazzia e previsioni. Io sono disorganizzato, Lucio ha saputo orientare il mio disordine, l’unione di diverse cose. Mi ha salvato la vita, si accorse che ero in difficoltà e ha dato ordine. Le vite degli artisti si somigliano. Mia moglie mi ha tolto tutto, ho sofferto di depressione negli anni 80, avevo sensi di colpa per tutto. Sono scappato a Garimate, Dalla mi portò via al castello. Mi manda una foto di un appartamento a Trastevere ‘quella casa è tua’ mi disse, vicino la sua, che era in vicolo del Buco. ‘Comprala’ insiste, l’ho comprata e ce l’ho ancora". Lucio Dalla era presente nel 2001 al Circo Massimo per lo scudetto Roma, “c’era sempre nei momenti importanti”, in quell’occasione dopo aver cantato Grazie Roma, capì che aveva trasferito la sua eredità, aveva trovato l’unione con i giovani e “Lucio era lì”.

FUORI FUOCO

Fuori Fuoco è definito dell’autore un compendio. Il senso del libro è completare quello che esprime nei suoi concerti, sono espressioni artistiche a cui bisogna guardare nel loro complesso: l’una in funzione dell’altra. Si dice contento di essersi fermato per potersi dedicare agli incontri con persone fisiche, poche, ha scelto una libreria, perché è uno spazio intimo e piccolo. I concerti lo portano in giro e si augura di poter regalare ancora tanti momenti artisticamente consistenti. A lui piace l’idea del contatto con chi lo ama. Un percorso biografico. L’apparenza inganna, le foto possono ingannare…

GLI OCCHIALI

Gli occhiali a goccia di una marca importante, “hanno un foro tra lenti” dice Antonello. In quel buchino i soldati americani mettevano la sigaretta mentre scaricavano le bombe: mima il gesto, prende una sigaretta vera e la infila nel buco tra gli occhi e con le mani simula il lancio delle bombe. Gliel’ha raccontata una ragazza, confessa, “diventerà il mio simbolo di pace” chiosa.



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