Garrincha su Beppe Sala e i tempi delle città

Garrincha su Beppe Sala e i tempi delle città

Garrincha su Beppe Sala e i tempi delle città


28 ottobre 2017, ore 14:24

Ragionare su come continuare a far andare come un treno Milano

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha innescato un dibattito sui tempi della città (e della vita) molto interessante. Potenzialmente ‘rivoluzionario’, per la città più avanzata d’Italia, dei nuovi grattacieli, della movida perenne, del business, affacciata sull’Europa e sul mondo. La Milano che si vanta – con molte ragioni – di essere locomotiva del Paese e faro di un’Italia veloce e smart. E allora? Arriva il sindaco e dice di rallentare, che si sta esagerando, che si è sbagliato?
Come sempre, bisognerebbe respirare un momento e cercare di capire, mentre la discussione si è incentrata quasi esclusivamente su un solo aspetto di questa città ‘che non dorme mai’: gli orari dello shopping. Insomma, le aperture (anche festive…) dei negozi. Come se la Milano di cui scrivevamo poche righe più sopra fosse riassumibile in 50 punti vendita operativi 24 ore su 24 o nei centri commerciali aperti alla domenica. Possibile che in Italia solo le commesse abbiano famiglia?! Possibile che tutto si debba sempre ridurre a uno sterile e noioso scontro su chi lavora e non lavora di domenica? I tempi della città e la velocità sono concetti molto più ampi e – mi sia permesso – molto più alti di un turno festivo.

Significa ragionare su come continuare a far andare come un treno Milano, senza lasciare troppe persone indietro (non sono un illuso, qualcuno resta sempre attardato). Come conciliare la meravigliosa passione meneghina per il lavoro con una vita familiare e sociale degna di questo nome. Significa ragionare di servizi, di mobilità, di proposte culturali e ricreative per chi ha minori disponibilità, di orari delle scuole, etc.

In definitiva, significa parlare di come mantenere la città leader nazionale ed europea, senza perderne il volto umano e solidale. Perdonatemi e con il massimo rispetto, nulla a che vedere con l’ennesima polemica sulle commesse.