Garrincha su Tavecchio e le poltrone impossibili da abbandonare
16 novembre 2017, ore 12:35
Eppur non si muove
Nonostante tutto, nonostante quello che gli è stato detto e chiesto, dopo la figuraccia planetaria di lunedì sera, Carlo Tavecchio non si schioda dalla poltrona, non si muove di un millimetro. Sordo a qualsiasi critica o invito, il presidente della Figc passeggia per via Allegri (sede federale) fischiettando. In fin dei conti, cosa volete sia accaduto... Sbattiamo fuori Ventura e via! Anzi, possiamo anche fare gli offesi, perché il Ct più scarso della storia azzurra ha preteso fino all'ultimo euro, che inopinatamente Tavecchio e i suoi gli avevano garantito, all'inizio di questo disastro. Nessun esame di coscienza, nessuna autocritica. Neppure una parola di scuse, ai decine di milioni di italiani indignati, per un fallimento epocale, a cui si è aggiunta la bancarotta morale di ieri. Perché lo spettacolo offerto in Federcalcio non ha nulla a che vedere con la gestione dello sport-business, ma tanto con la dignità delle persone. Con la presa d'atto delle proprie responsabilità e della sfiducia assoluta, decretata da un Paese intero. Restare a dispetto di tutti è un atto di superbia, difficilmente sopportabile in una struttura privata, inaccettabile in una Federazione sportiva, le cui finalità morali e sociali sono evidenti. A tutti, tranne che al capo.